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Nel 2050 la popolazione del pianeta raggiungerà i 9 miliardi.
La conseguente urbanizzazione del pianeta riporta in primo piano la questione moderna- ampiamente dibattuta nel 1930 al III CIAM- della opportunità di realizzare edifici alti. L’architetto Sarah Mohd Salleh ha mostrato una delle possibili soluzioni che la specie umana ha per poter sopravvivere in futuro.
Prendendo ispirazione dalle foreste pluviali equatoriali, un luogo ostile in cui vige una spietata lotta per la vita, l’architetto ha pensato di progettare strutture analoghe per il mondo urbano e metropolitano.
In questa visione, in cui l’architettura diventa una colonia di giganteschi funghi completamente autosufficienti, il cappello del fungo è rivestito da cellule solari mentre lungo il gambo si aggrappano le abitazioni sostenibili. Questi edifici generano quindi l'energia - termica, fotovoltaica e biomassa- necessarie alla colonia umana insediata. L’acqua piovana è raccolta e utilizzata sia per usi potabili sia per irrigare. I trasporti sono estremamente ridotti lasciando ai pedoni il 90% del terreno fruibile. Ogni colonia provvede autonomamente alla produzione di cibo ed energia anche grazie ai giardini verticali e agli orti pensili, che contribuiscono inoltre alla qualità dell'aria urbana.
Si stima che il 70-90% della vita nella foresta pluviale si trovi fra gli alberi al di sopra della zona ombreggiata della foresta. La foresta tropicale primaria è divisa verticalmente in almeno cinque livelli. "Ogni livello ha le sue particolari specie animali e vegetali che interagiscono con l’ecosistema che li circonda”, spiega Sarah Mohd Salleh. “Il nostro intento è quindi quello di costruire gli edifici prendendo a modello la foresta pluviale equatoriale". La nostra proposta è quella di intervenire nel tessuto urbano esistente preservando le zone verdi e creando nuovi parchi urbani. In questo modo, insieme alla riduzione del traffico automobilistico grazie ad una rete sotterranea di trasporto metropolitano, si otterrà una significativa riduzione dell'inquinamento atmosferico e acustico. |
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Negli ultimi 15 anni, nelle aree urbane della Cina sono stati costruiti circa 10 miliardi di mq. In 20 anni saranno costruite dalle 200 alle 400 nuove città. Fino ad oggi, i risultati di questa impressionante urbanizzazione sono stati definiti dall’alta densità e dall’alta velocità ma gli spazi urbani sono insignificanti affollati e senz’anima.
Lo Studio MAD, che ha elaborato il Piano Urbano del centro Huaxi di Guiyang nel sud-ovest della Cina, insieme allo Studio6 del Shanghai Tongji Urban Planning and Design Institute, si è posto la domanda: continueremo a copiare lo skyline delle citta’ occidentali costruite in centinaia di anni di civilta’ industriale? Manhattan e Chicago continueranno ad essere i nostri modelli di citta’ anche dopo 15 anni di costruzione urbana in Cina? C’è un futuro alternativo per le nostre città che ha le radici nelle attuali condizioni sociali, in cui le nuove tecnologie si lasciano dietro le spalle l’età della macchina e in cui le città invadono sempre di più lo spazio naturale? Questo esperimento urbano, basato sul concetto orientale di natura, vuole esplorare la nostra possibilità di usare nuove tecnologie e idee globali per riconnettere il mondo naturale e quello fatto dall’uomo.
Lo Studio MAD ha incaricato 11 giovani architetti di progettare il centro urbano di Huaxi durante un workshop di tre settimane. Gli Architetti invitati sono: Atelier Manferdini (USA), BIG (Denmark), Dieguez Fridman (Argentina), EMERGENT/Tom Wiscombe (USA), HouLiang Architecture (China), JDS (Denmark/Belgium), MAD (China), Mass Studies (Korea), Rojkind Arquitectos (Mexico), Serie (UK/India), Sou Fujimoto Architects (Japan).
Ciascun architetto ha prodotto un unico progetto per una singola parte del piano, che si basa sulla propria conoscenza e interpretazione della natura locale e degli elementi culturali.
Il risultato è una serie di edifici singoli organici che crescono dall’ambiente naturale formando un complesso edilizio destinato a differenti attività urbane.
Il rappresentante di MAD dice:<La Cina è diventata il laboratorio globale dell’urbanizzazione in cui si possono vedere il logico punto di arrivo delle tendenze attuali dell’architettura e dove gli effetti dell’aver lasciato ai privati la costruzione delle città si sentono più intensamente>.
Questo esperimento urbano non è inteso come un'idealizzazione della realtà ma come un tentativo di spingere le tendenze attuali verso la loro forma più pura con tutti i benefici e i problemi che ciò comporta.
MAD è consapevole ed incoraggia attivamente i fallimenti e i successi di questo progetto. |
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Seguendo l’esempio di Dongtan e Mazdar, lo studio danese Bjarke Ingels Group ha appena finito i dettagli del piano regolatore di una città di villeggiatura e del tempo libero a zero energia, sull’isola di Zira situata all’interno della Baia di Baku, Azerbaijian. Il progetto sviluppa circa 1 milione di metri quadri di paesaggio architettonico nella natura dell’Azerbaijian. L’isola di Zira avrà sette insediamenti residenziali, ciascuno con la forma di una delle sette cime dell’Azerbaijian e 300 ville private con la vista sul Mar Caspio.
L’Isola di Zira sarà completamente indipendente dalle risorse esterne.
Ecco le soluzioni che verranno adottate:
- riscaldamento/raffreddamento con pompe di calore collegate al mar Caspio.
- pannelli fotovoltaici collocati strategicamente sulle facciate e sulle coperture.
- pannelli solari termici integrati nell’architettura.
- architettura energeticamente efficiente.
- una piattaforma eolica per l’energia dell’isola.
- raccolta dei rifiuti e dell’acqua piovana, trattamento e riuso per l’irrigazione.
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La casa verde del futuro
Alex Frangos del Wall Street Journal ha chiesto a quattro famosi architetti di progettare la casa del futuro, efficiente dal punto di vista energetico e sostenibile, ma senza limiti di budget e senza sacrificare il nostro attuale modo di vivere.
Come sarà la casa energeticamente efficiente del futuro?
Potrebbe avere giardini sui muri e una vasca piena di pesci per il pranzo. Potrebbe imitare un albero trasformando la luce del sole in energia e l’anidride carbonica in ossigeno. O forse potrebbe essere come una lucertola che cambia colore per adattarsi al clima e per curarsi da sola quando viene ferita.
Queste sono solo alcune delle possibilità emerse da un'esercitazione sul futuro. Il Wall Street Journal ha chiesto a quattro architetti di progettare una casa efficiente dal punto di vista energetico, ambientalmente sostenibile rispetto ai costi, alla tecnologia, all’estetica e al modo in cui siamo abituati a vivere.
Non si trattava di sognare cose impossibili o improbabili—in altre parole, niente stanze senza gravità. Abbiamo chiesto agli architetti di pensare ad una tecnologia possibile nei prossimi decenni. A loro volta ci hanno chiesto di ri-pensare il modo in cui viviamo. “Questo è un tempo in cui dobbiamo riesaminare i valori, riesaminare i nostri bisogni” ha detto uno degli architetti della Cook+Fox di New York. “Stiamo riesaminando l’idea di casa”.
“L’incredibile casa commestibile” dello studio Rios Clementi Hale di Los Angeles
“Una casa come un albero” di William Mc Donough
"La casa rettile" di Cook+Fox
"Vecchio e nuovo" di Mouzon Design
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Un Progetto Futuribile di Joanna Borek-Clement
Per far fronte alla crescente necessità di spazi verdi urbani, Joanna Borek-Clement di San Francisco, ispirandosi alla forma delle cellule celebrali, ha progettato edifici e aree sopraelevate che formano una rete di elementi interconnessi, in cui trovarono spazio parchi pubblici, anfiteatri, giardini, piscine e fontane.
http://www.genitronsviluppo.com/2009/04/28/progettazione-sostenibile/
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Escraper di Sohta Mori e Yuichiro Minato
Ha vinto il concorso eVolo 2008 per il progetto di un grattacielo innovativo per la città del futuro.
Architettura Sostenibile: EVOLO e i grattacieli verdi (da GenitronSviluppo.com)
http://www.evolo-arch.com/
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Treescraper di William McDonough
Progettata da William McDonough, questa proposta per la Torre di Domani” (Tower of tomorrow) è stata commissionata da Fortune Magazine nel 2006. La proposta di Mc Donough mette a fuoco le possibilità di oggi per un contesto futuro, integrando i sistemi verdi e ispirati agli alberi in una meraviglia architettonica super efficiente. La forma dell’edificio è aerodinamica, riduce l’impatto del vento, e il suo andamento curvilineo riduce la quantità di materiali necessari alla costruzione, aumenta la stabilità strutturale e ottimizza lo spazio racchiuso. La vegetazione è abbondante, con un tetto verde e tre piani di giardini nell’atrio localizzati sul lato ovest dell’edificio. L’acqua segue un ciclo di raccolta, distribuzione, uso e riciclo. Quanto all’energia, sulla facciata sud saranno installati circa 10.000 mq di pannelli fotovoltaici che potrebbero fornire fino al 40% dell’energia necessaria. A integrazione, un impianto combinato per il riscaldamento e la produzione di energia sarà alimentato dal gas naturale. Tutti i prodotti, dai materiali costruttivi ai rivestimenti potrebbero essere riciclati o restituiti in modo sicuro alla Terra secondo la modalità ‘cradle-to-cradle’.
http://www.inhabitat.com/2008/01/02/the-building-of-tomorrow-that-works-like-a-tree/
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Tokyo 2050 Fibercity
Con la proposta TOKYO 2050 fibercity, l’architetto giapponese Hidetoshi Ohno, titolare di uno dei più importanti e ambiti Laboratori di Progettazione alla Tokyo University, propone un nuovo modello urbano che, con tutte le variazioni del caso, si può applicare a quelle parti di mondo che condividono gli stessi andamenti demografici del Giappone contemporaneo.
Leone Spita, Tokyo 2050 fibercity, in Abitare la Terra n.20, 2007
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Un grattacielo per Central Park, NY
di Y.Yoshita, N.Kondo, D.Kobayashi, K. Okuda, T.Horii
eVolo Competition 2009
Questa proposta esamina il grattacielo come un parco verticale per le aree urbane ad alta densità. E’ diviso in quattro zone principali secondo la sua altezza.
Nella zona superiore, a 300 metri è collocato un impianto di energia eolica con una terrazza osservatorio e ristoranti, e a 200 metri un sistema di raccolta e depurazione dell’acqua piovana.
La zona intermedia, a 130 metri, è destinata alla comunità, con le aree ricreative che comprendono campi da tennis e da pallacanestro e circuiti di skateboard. Queste aree sono circondate da alberi e spazi aperti per altre attività di tempo libero.
Nella zona più in basso , a 50 metri, ci sono i parcheggi e i sistemi meccanici.
http://www.evolo.us/architecture/skyscraper-for-central-park-in-nyc/
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Un grattacielo a bolle per desalinizzare l'acqua del mare
Secondo le stime degli esperti, è rimasto soltanto l’1% di acqua potabile, e sia l’ONU che il World Water Council prevedono nei prossimi decenni una crisi che potrebbe colpire metà della popolazione mondiale.
Lo studio Design Crew for Architecture ha ideato un grattacielo, per la provincia di Almeria in Spagna, che depura l’acqua ispirandosi all'eccezionale capacità delle mangrovie di crescere nell’acqua salmastra e trasudare acqua dolce.
Il grattacielo è formato da una catena di serre sferiche poggiate l’una sull’altra, che contengono serbatoi circolari che vengono riempiti di acqua salmastra per mezzo di pompe alimentate dall’energia prodotta dalle maree. L’acqua salmastra, spinta verso l’alto, circola attraverso le mangrovie, evaporando e condensandosi sotto forma di rugiada lungo le pareti della serra. Viene quindi raccolta in un serbatoio per essere poi distribuita nei campi.
Secondo i progettisti, un ettaro di mangrovie dovrebbe produrre 30.000 litri di acqua dolce al giorno. In altre parole, la torre dovrebbe avere la capacità di irrigare un campo di pomodori grande un ettaro ogni giorno.
http://www.inhabitat.com/2010/03/08/bubble-shaped-skyscraper-is-a-freshwater-factory/ |
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Un grattacielo che trasforma l’inquinamento acustico in energia
Una delle principali forme di inquinamento nelle città è il rumore, spesso trascurato e raramente considerato dannoso. Il suono, nel senso più elementare è energia, che non viene dispersa nel nulla, ma viene trasformata in nuova energia, solitamente calore, che contribuisce al riscaldamento globale.
Il "Convertitore Urbano", un'idea di grattacielo di Ryan Browne, Nathanael Dunn, Daniel Nelson, Benjamin Scholten presentato all’eVolo Competition 2009, sfrutta l’inquinamento acustico nella città di Chicago, convertendolo in energia utile per mezzo di pannelli acustici regolabili per reagire alla lunghezza d’onda delle frequenze presenti.
Il grattacielo ha anche la capacità di memorizzare le frequenze più comuni e la loro posizione, consentendo alla schermatura una regolazione preventiva che ne aumenta molto l’efficienza.
Oltre all’idea di catturare l’energia, il suono ha ispirato la forma dell’edificio. Quando viene prodotto è puro e inalterato nella sua forma, ma la percezione umana è distorta e deviata dalla sua interazione con l’ambiente. Il grattacielo riflette questa relazione nella sua forma, composta di 6 hub e numerosi pod, tutti di forma semplice e pura. La percezione che un osservatore ha di queste componenti, è alterata dal sistema esterno di schermi che ne distorce l’aspetto visivo, così come accade per l’aspetto acustico. Integrati ai pannelli acustici, ci sono altri pannelli composti in modo simile, che contengono turbine in miniatura che sfruttano tutta l’energia del vento disponibile.
http://www.evolo.us/architecture/the-urban-transducer-skyscraper-produces-energy-from-noise-pollution/
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Un'isola di plastica riciclata
Un gruppo di architetti olandesi ha l’idea bizzarra di prendere tutta la plastica che galleggia nell’Oceano Pacifico e di riciclarla in un’isola galleggiante di 10.000 kmq, cioè delle dimensioni della grande isola di Hawaii. I rifugiati dei disastri climatici potrebbero trasferirsi e vivere in case di plastica riciclata, lavorare nell’agricoltura o coltivare le alghe marine. L’isola sarebbe completamente autosufficiente, produrrebbe cibo ed energia e gestirebbe i rifiuti. Pur essendo tanto bizzarro, è un concetto molto intrigante che mette in movimento la nostra immaginazione su quello che possiamo fare con quella enorme massa di plastica galleggiante negli oceani. Una grande nave, adeguatamente attrezzata, provvederebbe alla raccolta, selezione e fusione della plastica, e alla creazione di blocchi edilizi per costruire la nuova isola. I materiali organici e i rifiuti prodotti dalle attività umane potrebbero essere trattati per essere usati come fertilizzanti. Le alghe potrebbero essere coltivate in alto mare ed essere usate come cibo, fertilizzanti, biocarburante, come medicine e per assorbire CO2. L’energia rinnovabile verrebbe generata dal sole, dal vento e dal movimento delle onde.
http://inhabitat.com/2010/04/13/architects-envison-hawaii-sized-island-made-of-recycled-plastic/ |
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Green Float: progetto per una città galleggiante autosufficiente
Le futuristiche città galleggianti cercano di trovare una soluzione a molti dei nostri problemi ambientali, tra i quali: l’aumento del livello dei mari, l’aumento delle temperature e la diminuzione delle risorse. Recentemente una società di costruzioni giapponese, la Shimizu Corporation ha presentato un progetto per una ‘ecotopia’ galleggiante completamente autosufficiente, coperta di vegetazione, che genera energia, produce cibo, tratta i rifiuti e produce acqua pulita.
Progettata per il Pacifico Equatoriale, presumibilmente nelle vicinanze del Giappone, la Green Float è costituita da una serie di isole galleggianti con città di grattacieli ecologici dove la gente vive, lavora e può facilmente accedere ai giardini, agli spazi aperti, alle spiagge e perfino alle foreste. Le isole sono collegate a formare moduli e un certo numero di moduli raggruppati insieme formano una ‘regione’ di circa 1 milione di abitanti. Una torre alta 1000 metri situata al centro dell’isola funziona sia come fattoria verticale che come grattacielo con residenza, commercio e uffici.
Lo spazio verde, la spiaggia e la riserva di acqua sono nella zona piana dell’isola a una distanza percorribile a piedi. L’energia per l’isola verrebbe generata dalle risorse rinnovabili: sole, vento, onde. La proposta è anche quella di catturare l’energia solare dallo spazio, secondo l’idea di installare una cintura solare sulla luna.
http://www.inhabitat.com/2010/06/02/futuristic-floating-city-is-an-ecotopia-at-sea/
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