Bjorn Lomborg
ORDINE DELLE PRIORITA’ GLOBALI 
Trascritto dai VideoTalks di TED
traduzione di Franca Bossalino

Quello di cui vorrei parlare sono i maggiori problemi del mondo. Non parlerò de "L'Ambientalista Scettico" *il libro pubblicato da Bjorn Lomborg* probabilmente sarebbe anche una buona scelta.
Ma parlerò di quali sono i maggiori problemi nel mondo. E prima di continuare, dovrei chiedere ad ognuno di voi di tirar fuori carta e penna perché vi sto effettivamente chiedendo di aiutarmi a ragionare su come faremo. Dunque prendete carta e penna. Il problema di fondo è che ci sono tanti problemi al mondo. Ne citerò alcuni. Ci sono 800 milioni di persone che muoiono di fame. C'è un miliardo di persone senza accesso all’ acqua potabile. Due miliardi senza servizi igienico-sanitari. Ci sono diversi milioni di persone che muoiono di HIV e AIDS. E la lista prosegue ancora. Ci sono due milioni di persone che saranno duramente colpite dai cambiamenti climatici  e così via. Ci sono molti, molti problemi là fuori.
In un mondo ideale, li risolveremmo tutti, ma  noi non lo facciamo. Noi in effetti non risolviamo tutti i problemi. E quindi, la domanda che credo dobbiamo porre a noi stessi è quali siano davvero i problemi che dobbiamo risolvere per primi. E questa è la domanda che vorrei porvi. Se noi avessimo, diciamo, 50 miliardi di dollari da spendere nei prossimi quattro anni per fare qualcosa di buono per questo mondo, dove dovremmo spenderli? Abbiamo identificato 10 delle maggiori sfide al mondo, e ve le leggerò brevemente.

Cambiamenti climatici, malattie contagiose, conflitti, educazione, instabilità finanziaria, governo e corruzione, denutrizione e fame, migrazione delle popolazioni, misure igieniche e acqua, sussidi e barriere commerciali. Noi crediamo che questi, per molti aspetti, siano i maggiori problemi mondiali. La domanda ovvia da porre sarebbe: quali credete che siano i problemi più gravi? Dove dovremmo cominciare per risolvere questi problemi? Ma è un problema sbagliato da porre. E' in effetti il problema che fu posto a Davos a Gennaio.
Certo, è un problema chiedere alle persone di focalizzarsi sui problemi. Perché noi non possiamo risolvere i problemi. Di sicuro il problema più grande che abbiamo al mondo è che noi tutti muoriamo. Ma non abbiamo una tecnologia per risolverlo, giusto? Perciò il punto non è quello di dare una priorità ai problemi, ma quello di dare una priorità alle soluzioni dei problemi. E questo potrebbe essere… – beh, naturalmente è un po' più complicato. Per il cambiamento del clima la soluzione sarebbe qualcosa di simile a Kyoto; per le malattie contagiose ci sarebbero cliniche della salute o zanzariere. Per i conflitti, le forze di pace ONU etc.. Quello  che vorrei chiedervi di tentare di fare, - in 30 secondi -e so che in un certo senso è  un compito impossibile – è scrivere quelle che pensate siano probabilmente alcune delle priorità principali. Annotare quali sono le cose che non dovremmo fare, tanto per cominciare. Cosa dovrebbe esserci in fondo alla lista? Per favore, prendetevi 30 secondi, parlatene con il vostro vicino, e decidete quali dovrebbero essere le priorità principali e quelle in fondo alla lista delle soluzioni che abbiamo ai problemi mondiali più gravi.
 
La parte fantastica di questo processo -e ovviamente,  mi piacerebbe entrare nei dettagli, ma ho solo 18 minuti, poiché vi ho già dato una parte consistente del mio tempo, giusto? Mi piacerebbe farvi pensare a questo processo, ed è in realtà ciò che abbiamo fatto. E inoltre vi invito - e sono sicuro che faremo questa discussione in seguito, a pensare al modo in cui assegnare le priorità. Ovviamente, vi chiederete, come mai non sia stata fatta prima una lista del genere. E la ragione è che assegnare le priorità è incredibilmente scomodo. Nessuno vuole farlo.[…]  Abbiamo le Nazioni Unite da quasi 60 anni, e in realtà non abbiamo ancora una lista fondamentale di tutte quelle grandi cose che possiamo fare nel mondo, né un elenco di quelle dovremmo fare per prime. Pertanto, questo non significa che non stiamo decidendo le  priorità-  implicitamente-  anche se è probabile che questo non abbia funzionato altrettanto bene che se avessimo realmente fatto un'assegnazione di priorità, ci fossimo riuniti e ne avessimo parlato.

Quindi quello che sto dicendo in realtà è che abbiamo avuto, per un lungo lasso di tempo, una situazione nella quale avevamo una vasta scelta. Ci sono tante, tante cose che potevamo fare là fuori, ma non ne conoscevamo i costi, tanto meno le dimensioni. Non ne avevamo idea. Immaginate di andare in un ristorante e avere tra le mani un enorme menù, senza avere idea di quali siano i prezzi. Sai, prendi una pizza, non sai quanto costa. Potrebbe essere un dollaro, potrebbe essere 1000 dollari. Potrebbe essere una pizza formato famiglia. Potrebbe essere una pizza per una persona singola, giusto? Ci piacerebbe sapere queste cose.
E quello che il vertice di Copenhagen sta davvero provando a fare - è di definire i costi di questi problemi. E quindi, questo è stato il processo del vertice di Copenhagen. Abbiamo 30 dei migliori economisti del mondo, tre in ogni area. Quindi abbiamo tre dei migliori economisti che scrivono sul cambiamento climatico. Cosa possiamo fare? Quali saranno i costi? E quale sarà il beneficio che ne trarremo? Lo stesso vale per le malattie trasmissibili contagiose. Tre dei migliori esperti del mondo che dicono cosa possiamo fare, quale sarebbe il costo, quale potrebbe essere il ricavo. E così via.

Poi abbiamo preso 8 dei migliori economisti del mondo, tre dei quali Premi Nobel, per farli incontrare a Copenhagen nel Maggio del 2004. L’abbiamo chiamata la squadra dei sogni. Il rettore dell'Università di Cambridge ha deciso di chiamarli il Real Madrid dell'economia. Questa funziona bene in Europa, ma non molto quaggiù. E ciò che hanno fatto, in pratica, è stato presentare una  lista delle priorità. E allora voi chiedete, perché gli economisti? E naturalmente, sono molto felice che me lo abbiate chiesto perché è un'ottima domanda.
Il punto è questo, se  volete sapere qualcosa sulla malaria, chiedetela al medico, a un esperto di malaria. Se volete sapere qualcosa sul clima, chiedetelo a un climatologo. Ma se volete  sapere di quale dei due problemi dovreste preoccuparvi prima, non potete chiederlo a nessuno dei due, perché non è quello di cui si occupano. Quello che fanno gli economisti è proprio  stabilire le priorità. E lo fanno a modo loro.
Quindi questa è la loro lista, e questa è quella che mi piacerebbe condividere con voi. Ovviamente, potete vederla anche sul sito. In pratica gli economisti hanno preparato una lista  di cattivi progetti (secondo loro, cioè progetti con i quali se investi un dollaro, ti ritorna indietro meno di un dollaro) progetti discreti, progetti buoni e progetti ottimi. E naturalmente sono i progetti ottimi che dovremmo cominciare a fare. Io ho intenzione di partire dal fondo in modo da finire con i progetti migliori.  

Questi sono i cattivi progetti. Come potete vedere, in fondo alla lista c’è il cambiamento climatico.  Questo offende un sacco di persone e probabilmente è una di quelle cose sulle quali diranno che non si dovrebbe tornare. E vorrei parlarne perchè è davvero curioso. Perchè torna fuori la questione?  Se così fosse, non saremmo d’accordo con la lista che voi avete preparato.  La ragione per la quale sono arrivati a dire che Kyoto è un cattivo affare, è, semplicemente, perché è molto inefficace. Non significa che il riscaldamento globale non sta avvenendo. Non significa che non è un grosso problema. Ma significa che quello che possiamo fare al riguardo è molto poco, a un costo molto elevato.
Quello che in pratica ci ha mostrato la media di tutti i modelli macroeconomici - è che se tutti fossero stati d'accordo, Kyoto sarebbe costato circa 150 miliardi di dollari all'anno. E' una quantità di soldi enorme. E’ due –tre volte  l’ammontare degli aiuti che ogni anno diamo per lo sviluppo del Terzo Mondo. E comunque aiuterebbe molto poco.

Mi sembra giusto darvi un termine di paragone: le Nazioni Unite attualmente stimano che per la metà di quella somma, circa 75 miliardi di dollari all'anno, potremmo risolvere tutti i maggiori problemi nel mondo. Potremmo dare acqua potabile, servizi sanitari, educazione. Quindi dobbiamo chiederci: vogliamo spendere una somma doppia per fare un po’ di bene? O spendere metà della somma per fare una straordinaria quantità di bene?
Tutti i modelli mostrano che grazie a Kyoto il riscaldamento globale verrà posticipato di circa 6 anni a partire dal 2100. Perciò, il ragazzo del Bangladesh che si trova in un'inondazione nel 2100 può aspettare fino al 2106. Il che è un bene, ma non poi tanto. Quindi l'idea è quella di dire: abbiamo speso tantissimi soldi per fare un po' di bene. E questa è la ragione per cui Kyoto è un cattivo progetto. E con questo non si vuole dire che se avessimo tutto il denaro del mondo non lo faremmo. Si vuol dire semplicemente che, poichè non lo abbiamo non è questo la nostra priorità principale.

I progetti discreti - non li commenterò tutti – riguardano le  malattie contagiose, i servizi sanitari di base – che farebbero molto bene, ma sono ancora molto molto costosi. Questo ci fa pensare subito alle parti dell’equazione.
Molti dei buoni progetti sono legati all’acqua e alla salute. Ma comportano la costruzione di numerose e costosissime infrastrutture. Uno dei migliori progetti -tra quelli buoni- è combattere la malaria. L'incidenza della malaria è altissima- circa un paio di milioni di persone vengono infettate ogni anno. Combatterla potrebbe costare fino a un punto percentuale del PIL ogni anno per nazione affetta. Se investissimo circa 13 miliardi di dollari nei prossimi 4 anni, potremmo dimezzare i costi  e le perdite umane- potremmo evitare la morte di 500.000 persone, ma ancora più importante, potremmo evitare che un miliardo di persone vengano infettate ogni anno. Non solo: incrementeremmo notevolmente la loro capacità di risolvere molti degli altri problemi con i quali si debbono confrontare, tra i quali, nel lungo termine, anche il riscaldamento globale.
A seguire nella lista dei buoni progetti c’è il commercio libero.

Secondo il modello se potessimo rendere libero il commercio e in particolare tagliare le sovvenzioni sia negli Stati Uniti che in Europa, potremmo alimentare l'economia globale con lo sbalorditivo numero di circa 2.400 miliardi di dollari all'anno, metà del quale deriverebbe dal Terzo Mondo. E’ come dire che potremmo praticamente far uscire dalla povertà due o tre centinaia di milioni di persone, molto velocemente, tra i 2 e i 5 anni. Questa sarebbe la terza cosa migliore che potremmo fare.
La seconda  sarebbe concentrarsi sulla malnutrizione -in generale: ma c’è un modo economico di considerare la malnutrizione, cioè nei termini della mancanza di micronutrienti. Circa metà della popolazione mondiale ha carenza di ferro, zinco, iodio e vitamina A. Se investissimo circa 12 miliardi di dollari, potremmo ridurre  pesantemente il problema. Questo sarebbe il secondo miglior investimento che potremmo fare.

Il  progetto più importante  in assoluto sarebbe affrontare il problema dell’HIV/AIDS. Se investissimo 27 miliardi di dollari nei prossimi 8 anni, potremmo evitare 28 milioni di nuovi casi di HIV/AIDS. Ci sono due modi molto diversi con i quali possiamo combattere l'HIV/AIDS: uno è la cura l'altro è la prevenzione. In un mondo ideale, faremmo tutte e due le cose. Ma in un mondo dove non le facciamo tutte e due o non le facciamo molto bene, dobbiamo almeno chiederci in quale dovremmo investire prima.
La cura è molto, molto più costosa della prevenzione. Quindi sostanzialmente, possiamo dire che possiamo fare molto di più investendo nella prevenzione. In pratica, con la somma che spenderemmo,  potremmo fare una quantità di bene X  attraverso la cura e 10 volte tanto attraverso la prevenzione. E quindi, la priorità è la prevenzione piuttosto che la cura.

Mi piacerebbe che guardaste la vostra lista delle priorità e vedere se ci avete ‘azzeccato’ o ci siete andati vicini. Naturalmente, una delle cose  su cui riflettere è ancora una volta il   cambiamento climatico che moltissimi pensano non dovremmo risolvere. Eppure lo dovremmo fare, perché è un problema enorme. Ma non potendo noi risolvere tutti problemi, dobbiamo concentrarci su quelli per i quali possiamo fare molto bene piuttosto che poco.
Come Thomas Schelling -uno dei ‘giocatori’ della squadra dei sogni- ha messo bene in evidenza, quello che le persone dimenticano, è che fra 100 anni quando si parlerà dei maggiori impatti del cambiamento climatico, la gente sarà molto, molto più ricca. Perfino lo scenario più pessimistico delle Nazioni Unite stima che la persona media del mondo in via di sviluppo, nel 2100 sarà ricca circa come lo siamo noi oggi. Molto più probabilmente, sarà da due a quattro volte più ricca di quanto lo siamo noi.

Infatti, quando parliamo di salvare o aiutare persone nel Bangladesh nel 2100, non parliamo di un povero Bengalese: parliamo di un ricco olandese. Il punto è dunque il seguente: vogliamo spendere molti soldi, per aiutare un pò, fra 100 anni, un ricco olandese? O vogliamo aiutare persone veramente povere che hanno veramente bisogno di aiuto adesso, in Bangladesh, e che possiamo aiutare a un costo molto basso? Come dice Schelling- “immagina di essere un ricco - come sarai - un ricco cinese, un ricco boliviano, un ricco congolese, nel 2100 e di pensare  -guardando indietro:  < Ma che bizzarria, essersi tanto interessati a me e aver fatto così poco per mio nonno e il mio bisnonno che avevano molto più bisogno di aiuto e che avrebbero potuto essere aiutati molto di più.>”

Ecco perché penso che dobbiamo rendere esplicite le nostre priorità anche se non sono in accordo con il modo tradizionale in cui vediamo questo problema. Certamente perché le immagini del cambiamento climatico sono tanto belle.  Nel  film "The Day After Tomorrow" -- sembra fantastico, giusto? E' un buon film nel senso che certamente voglio vederlo, ma non mi aspetto che Emmerich recluti Brad Pitt nel cast nel suo prossimo film per scavare latrine in Tanzania o qualcosa del genere. Quindi penso al vertice di Copenhagen e all'intera discussione sulle priorità come a un modo per difenderci dai problemi noiosi. Per essere sicuri di essere consapevoli che non si tratta di fare cose che ci fanno sentire bene, o cose che richiamano l’attenzione dei media, ma che si tratta di individuare le situazioni in cui possiamo fare veramente il maggior bene possibile.  Una obiezione  potrebbe essere che io stia in qualche modo - o  che noi stiamo in qualche modo- ipotizzando una falsa scelta. E’ sicuro che in un mondo ideale  vorremmo risolvere tutte le cose.  Sarei sicuramente d'accordo.

Nel 1970, il mondo sviluppato decise che avremmo speso il doppio di quanto avevamo speso fino allora per il mondo in via di sviluppo. Da allora i nostri aiuti si sono dimezzati. Quindi non sembra che siamo sulla strada della  risoluzione dei problemi. La gente dice: “E la guerra in Iraq?” Sapete, spendiamo 100 miliardi di dollari. Perché non li spendiamo per fare del bene nel mondo? Sono favorevole. In ogni caso, se avessimo altri 100 miliardi di dollari li vorremmo comunque spendere nel modo migliore possibile, o no? Quindi il vero problema qui, è ritornare indietro e pensare a quali sono le giuste priorità. Dovremmo chiederci: la lista che abbiamo è davvero la lista giusta? Sapete, quando ci rivolgiamo ai migliori economisti del mondo inevitabilmente finiamo con il chiederlo a vecchi uomini bianchi americani. E il loro modo di guardare il mondo non è necessariamente il migliore.
Quindi abbiamo invitato 80 giovani da tutto il mondo per risolvere lo stesso problema. Gli unici due requisiti erano che fossero studenti universitari e che parlassero inglese. La maggior parte di loro proveniva dai paesi in via di sviluppo. Avevano tutti lo stesso materiale ma potevano anche approfondire e lo hanno sicuramente fatto per arrivare alla loro lista. E la cosa sorprendente è stata che la lista era molto simile - malnutrizione e malattie in cima, e cambiamento climatico in fondo. Abbiamo fatto questo molte altre volte. Ci sono stati molti altri seminaristi e studenti universitari e altri ancora. Sono tutti arrivati ad avere la stessa lista.E questo mi fa credere che ci sia una speranza che si cominci a pensare alle priorità. Quale è la cosa più importante da fare?  In un mondo ideale, naturalmente, vorremmo fare tutte le cose. Ma se così non è, allora possiamo cominciare a pensare da dove dovremmo cominciare?

Vedo il vertice di Copenhagen come un processo. Lo abbiamo fatto nel 2004 e speriamo di riunire molte più persone che abbiano informazioni molto più aggiornate per il 2008- 2012 per mappare il giusto percorso per il mondo, ma anche per cominciare a pensare a una scelta politica. Cominciare a pensare "Non facciamo quello per cui possiamo fare molto poco a un costo molto alto e non facciamo quello che non sappiamo fare. Facciamo invece grandi cose che portino enormi benefici  a un costo molto basso.
Alla fine della giornata, si potrebbe non concordare con la discussione sul modo in cui attribuiamo le priorità, ma dobbiamo essere onesti e franchi nel dire che, se c'è qualcosa che facciamo, ci sono altre cose che non facciamo. Se ci preoccupiamo troppo di alcune cose finiamo col non occuparci di altre. Quindi spero che questo ci aiuti ad essere più attenti nel definire le priorità  e a pensare su come possiamo lavorare al meglio per il bene del mondo. Grazie

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