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E’
L'ARCHITETTURA, STUPIDI!
Chi
ha veramente la chiave del termostato globale? La risposta potrebbe
sorprendervi!
di Ed Mazria, 2003
traduzione di Franca Bossalino
Come possiamo ridurre drasticamente le emissioni di gas serra, diminuire
la nostra dipendenza dai combustibili fossili e diventare energeticamente
più efficienti senza distruggere l’economia americana?
Fino ad ora nessuno ha saputo dare una risposta convincente, in
gran parte perché continuiamo a guardare al riscaldamento
globale dalla stessa angolazione. Il risultato è una visione
limitata- continuiamo a perdere la foresta per salvare gli alberi,
con rimedi come automobili più pulite, meno ciminiere, più
fonti di energia rinnovabile. Sono tutte azioni necessarie, ma risolvono
solo una parte del problema. Abbiamo invece bisogno di un cambiamento
di paradigma nel modo in cui consideriamo il consumo energetico
in questo paese. E’ l’architettura -edifici residenziali,
commerciali e industriali e i relativi materiali da costruzione-
che consuma, ogni anno, quasi la metà dell’energia
totale impiegata in questo paese. E sono gli architetti a possedere
la chiave per abbassare il termostato globale. Il governo non lo
riconosce. La comunità scientifica e il pubblico non lo riconoscono.
Gli stessi architetti non lo riconoscono. Perché? La risposta
è semplice. La maggior parte della gente non capisce che
cosa fanno gli architetti e la maggior parte degli architetti non
ha una comprensione profonda della relazione tra l’architettura
e l’ambiente naturale.
Trascurare l’ovvio
Il problema più grande che deriva dall’attuale pensiero
sul riscaldamento globale è che le soluzioni sono state focalizzate
nelle aree in cui si possono ottenere riduzioni dei consumi energetici
e delle emissioni. Ad esempio gli ambientalisti e i media hanno
condannato i SUV. Ma se domani togliessimo dalla strada ogni SUV
e lo sostituissimo con un ibrido, l’impatto sul riscaldamento
globale sarebbe minimo. Questo perché l’intera flotta
di SUV, pulmini e autocarri leggeri nel nostro paese consuma soltanto
il 6,5% di energia all’anno. Ciò non significa che
dovremmo abbandonare gli sforzi per produrre SUV e automobili più
efficienti e amichevoli verso l’ambiente: ridurre le emissioni
in tutti i settori come pure la nostra dipendenza dal petrolio straniero
è cruciale, ma non rappresenta una gigantesca macchia nera
nella consapevolezza energetica dell’America.
Coloro che sviluppano e promuovono le iniziative per l’ambiente
ci hanno incasellato in una visione limitata del problema, limitando
di conseguenza lo scopo delle potenziali soluzioni. Hanno trascurato
la più grande fonte delle emissioni e del consumo di energia
in questo paese. E’ l’architettura.
La visione globale
Impegnarsi nel riscaldamento globale è come risolvere il
puzzle del cubo di Rubik.
Ci vuole la giusta combinazione di elementi per completare il quadro
di un programma plausibile di inversione delle emissioni che non
sovraccarichi l’economia degli Stati Uniti. Nel processo di
divinazione di una soluzione, i dati sono stati tradizionalmente
divisi in quattro settori- l’industria, con il più
alto consumo energetico e le emissioni di gas serra, seguito dai
trasporti e dai settori residenziale e commerciale.
Le voci che si fanno sentire di più, chiedono maggiori riforme
nel settore dei trasporti, a cominciare da una maggiore efficienza
del carburante e da un impegno dell’industria automobilistica
a sviluppare nuove fonti di energia, come le ‘cellule di combustibile’
, e nuovi veicoli, come gli autocarri leggeri.
Il programma industriale si concentra su tecnologie più efficienti
per la produzione, associandole con l'uso del gas naturale -meno
inquinante- che sostituisca il carbone, e con le fonti rinnovabili
non inquinanti (vento, biomassa, geotermico e solare) per la produzione
dell’energia elettrica.
Nei settori residenziale e commerciale, l’enfasi è
stata posta sulla definizione degli standard e degli incentivi per
aumentare l’efficienza energetica della pelle dell’edificio,
degli elettrodomestici, degli apparecchi illuminanti e dei sistemi
meccanici ed elettrici.
Tutte queste strategie, insieme, sono utili e necessarie, ma riguardano
soltanto una parte del contributo americano al riscaldamento globale…
Per esempio, la comunità ambientale, vorrebbe vedere nel
2020 circa l’8,6% della domanda totale di elettricità
negli U.S.A. prodotta da fonti rinnovabili (vento, sole, biomassa
e geotermico), mentre l’industria e l’EIA- Energy Information
Administration- solo il 2,3%. Comunque, l’8,6 % dell’elettricità
prodotta nel 2020 dalle fonti rinnovabili, coprirebbe soltanto il
30% dell’aumento della domanda di elettricità prevista
dall’EIA. Nel frattempo, nei settori residenziale e commerciale,
sono già stati adottati –in molti Stati- regolamenti
edilizi tassativi, per cui, in questi settori, sarà improbabile
che ci siano cambiamenti sostanziali dovuti alle normative.
Nessuna di queste strategie annulla le nostre emissioni, sebbene
mitighino l’impatto delle emissioni mentre la nostra domanda
futura di energia cresce a spirale. Dobbiamo abbassare il termostato
globale, ma è bloccato. Chi ha la chiave?
Gli architetti.
Il caso dell’architettura
Riorganizzando il modo tradizionale di graficizzare l’uso
di energia e le emissioni di gas serra, la chiave per visualizzare
i temi e le azioni necessarie per affrontare la situazione diventa
chiara.
Creando un nuovo settore denominato “Architettura” che
associa i settori residenziale e commerciale e quella parte del
settore industriale che comprende gli edifici industriali e i materiali
da costruzione, emerge un quadro nuovo e completamente diverso del
problema e dei settori che debbono essere analizzati accuratamente
perché si abbia un cambiamento.
In questo nuovo quadro, l’Architettura -annualmente- consuma
circa il 48% dell’energia prodotta negli USA ed è responsabile
del 46% delle emissioni di CO2, quasi il doppio di qualunque altro
settore. Inoltre, è il settore in cui crescono più
velocemente sia i consumi energetici che le emissioni.
Gli edifici sono tra gli artefatti fisici prodotti dalla società,
che hanno la vita più lunga. In generale, vengono usati per
50-100 anni, per cui la loro inerzia ha un impatto maggiore sull’uso
futuro dell’energia e sui modelli di emissione.
L’Architettura di oggi rimarrà con noi per lungo tempo.
Gli architetti progettano la maggior parte degli edifici e specificano
tutti i materiali usati nella costruzione. Il progetto di un edificio-
la sua forma le sue aperture, i materiali e i rivestimenti- determinano
in larga misura il consumo energetico e i modelli di emissione per
tutta la vita dell’edificio. I sistemi meccanici ed elettrici
incorporati nel progetto, trasformano le energie prodotte dai combustibili
fossili per rendere l’edificio abitabile- riscaldarlo, raffreddarlo,
illuminarlo e ventilarlo. Gli edifici possono essere progettati
per usare quantità grandi o piccole di energia importata
e in qualche caso non importata. Oggi, l’architettura è
diventata estranea alla natura, da cui ha definitivamente divorziato.
La maggior parte delle strutture sono progettate per essere isolate
dall’ambiente circostante.
Richiedono una fornitura ininterrotta di energia fossile per funzionare.
Altrimenti, se la fornitura è discontinua, diventano inabitabili-
troppo caldi, troppo freddi, bui, etc. Si isolano contro l’esterno,
nel tentativo di conservare, il più a lungo possibile, le
condizioni dell’interno. Gli standard costruttivi e i regolamenti
edilizi in vigore oggi sostengono pienamente la strategia del progetto.
Attualmente, la maggior parte dei regolamenti sull’energia
richiedono grandi valori di isolamento termico per i muri, le coperture,
le fondazioni e le superfici vetrate a sostegno di questa strategia
progettuale. I regolamenti sono arrivati al punto in cui i requisiti
più tassativi non producono alcun vantaggio. In molti casi
l’energia necessaria per produrre il materiale aggiuntivo
è maggiore di qualunque risparmio potenziale. Infatti, negli
Stati Uniti, il consumo energetico dell’edificio, per metro
quadro, ha continuato a crescere leggermente dal 1990, a testimonianza
della inefficacia dei regolamenti nell’incoraggiare ulteriori
riduzioni nel settore dell’Architettura.
Sappiamo che oggi gli edifici possono essere progettati per funzionare
con meno della metà dell’energia con cui funziona la
media degli edifici americani, senza costi aggiuntivi. Tutta l’informazione
necessaria per raggiungere questo obiettivo è disponibile
gratuitamente. Si è sviluppata negli anni ’70 e ’80
insieme ai progetti dimostrativi che sono stati costruiti e monitorati
in quegli anni. La biblioteca di Mt Airy, nel North Carolina, è
uno di questi. Da allora, molti edifici di ogni tipo sono stati
progettati e costruiti con una riduzione del consumo energetico
e del livello di emissioni che va dal 50% al 75%, dimostrando che
questa dimensione delle riduzioni si può raggiungere subito.
Il modello per una rivoluzione
Raggiungere queste riduzioni nel settore dell’Architettura
richiederà nient’altro che una rivoluzione nella comunità
dei progettisti dell’architettura.
La sfida consiste nel fatto che l’architettura che abbiamo
ereditato dai nostri predecessori non è più valida
oggi.
I problemi globali che ci troviamo ad affrontare, forniscono la
base per una nuova architettura e un dialogo con la natura da cui
questa nuova architettura deriverà la sua unicità.
Questa rivoluzione, se dovrà avvenire, comincia con l’educazione
al progetto e sulla comprensione che ogni opera di architettura
ha delle implicazioni globali.
Attualmente ci sono 124 scuole di Architettura accreditate negli
Stati Uniti con più di 30.000 studenti iscritti. Meno della
metà delle scuole ha un corpo docente in grado di capire
i principi del progetto necessari a trasformare l’architettura
dalla sua dipendenza irragionevole e passiva dai combustibili fossili,
ad un’architettura intimamente connessa al mondo naturale
in cui viviamo.
E tra le scuole che hanno un corpo docente che ha esperienza nel
progetto di edifici a basso consumo di energia, molte hanno soltanto
un membro della Facoltà con la necessaria competenza.
C’è poco tempo per educare migliaia di insegnanti ai
principi necessari per attuare un cambiamento drastico nelle emissioni
e nei modelli di consumo energetico incorporati nel settore dell’Architettura.
Comunque, a causa della natura dei programmi e dei sistemi dei laboratori
progettuali, l’educazione degli studenti e dei docenti può
avvenire dalla sera alla mattina. Quello che bisogna fare, in ogni
laboratorio, è includere come requisito principale del progetto,
a qualunque scala, l’imperativo seguente: l’architettura
deve essere progettata per relazionarsi all’ambiente in modo
tale da ridurre in misura significativa, o eliminare del tutto,
il bisogno di combustibili fossili.
Grazie alla natura analitica del laboratorio di progettazione, gli
studenti si educano da soli attraverso la ricerca necessaria ad
affrontare il problema progettuale e- attraverso la critica [e durante
le revisioni]- educheranno anche i loro istruttori.
Le scuole debbono anche offrire corsi di simulazione al computer
e sui sistemi viventi e dare agli studenti una profonda conoscenza
dei principi che guidano i processi naturali. Le scuole, quindi,
hanno il potenziale per provocare cambiamenti nella professione
cosi profondi da far sperare che si possa cominciare a parlare di
una nuova direzione dell’Architettura; gli architetti dovranno
assumere un ruolo centrale per affrontare il cruciale dilemma globale
e per farlo dovranno usare la loro creatività ai livelli
più alti.
Per essere sicuri che tutto ciò avvenga rapidamente, Il National
Architecture Accrediting Board, dovrebbe accreditare programmi contingenti
che corrispondano ai requisiti di cui sopra, e lo State Licensing
Board deve includere negli esami di abilitazione alla professione
un segmento che richieda la conoscenza di questi principi.
Ci sono altri impatti benefici nel realizzare questa strategia educativa.
Circa il 15% degli studenti di architettura proviene dall’estero
e molti di questi sono iscritti all'Università.
Gli Stati Uniti istruiranno questi studenti (molti dei quali torneranno
nei loro paesi di origine), nei principi necessari per influenzare
in modo significativo le riduzioni delle emissioni dei gas serra.
Questo è molto importante nelle nazioni in via di sviluppo
che cercano di elevare i loro standard di vita attraverso maggiori
investimenti in infrastrutture ed edifici.
Le scuole che hanno laboratori di progettazione industriale e di
interni, possono incorporare le stesse strategie per influenzare
un importante cambiamento anche nei loro programmi.
Rispondere alla sfida
Associato a questa transizione nell’educazione al
progetto, deve aver luogo un processo che sostenga un analogo movimento
nella comunità degli architetti professionisti.
Perché ci si cominci a muovere, i governi federali e quello
centrale dovrebbero richiedere che tutti i progetti di restauro
e di nuova costruzione di edifici pubblici, vengano progettati per
rispondere a una riduzione del consumo energetico pari alla metà
della media regionale americana per lo stesso tipo di edificio.
Una volta stabilito questo standard, la maggioranza dei sindaci
delle città e degli amministratori locali, dei direttori
delle scuole, delle autorità preposte all’abitazione
le istituzioni educative, procederanno secondo standard simili.
L’adozione degli standard dovrebbe essere legata a un programma
federale intensivo che raffini e trasformi i programmi di simulazione
della prestazione dell’edificio, attualmente rozzi e complessi,
in modo che siano più accessibili agli utenti, completamente
integrati con i programmi CAAD usati dagli studi professionali di
architettura. Questo assicurerà che gli studi di architettura
abbiano gli strumenti necessari per adeguarsi ai nuovi standard.
Quando questi programmi di simulazione saranno largamente diffusi,
i regolamenti edilizi per la residenza e per gli edifici commerciali,
istituzionali e plurifamiliari, potranno essere adeguati ai nuovi
standard che entreranno in vigore per tutti gli edifici pubblici.
L’AIA (American Institute of Architects) ha prodotto una grande
quantità di informazioni sull’energia incorporata nei
materiali edilizi. Per ridurre ulteriormente il consumo di energia
e le emissioni nel settore dell’Architettura, questo materiale
dovrebbe essere incorporato in un programma dell’AIA (sponsorizzato
dai governi federali in tutto il paese), dedicato all’educazione,
con l’obiettivo specifico di ridurre l’energia incorporata
nei progetti edilizi di un modesto 15% entro il 2008.
Con circa 170 milioni di metri quadri di demolizioni, 470 milioni
di metri quadri di nuove costruzioni e altrettanti di ristrutturazioni
che hanno luogo negli USA ogni anno, le potenziali riduzioni del
consumo di energia e delle emissioni di CO2 sono enormi. Se i programmi
di cui ho parlato fossero realizzati completamente, il consumo energetico
e le emissioni nell’intero settore dell’Architettura
si stabilizzerebbero e comincerebbero a diminuire. Questo porterebbe
gli Stati Uniti sulla buona strada verso il rispetto degli obblighi
internazionali.
Poiché il 76% di tutta l’elettricità prodotta
negli Stati Uniti è usata per far funzionare gli edifici,
questi programmi annullerebbero la necessità di costruire
la maggior parte dei circa 1300 nuovi impianti previsti nei prossimi
20 anni. Ridurrebbero il bisogno di estrarre, trasportare e bruciare
750 milioni di tonnellate di carbone e di costruire chilometri e
chilometri di nuovi gasdotti ed elettrodotti durante lo stesso periodo.
La chiave
La comunità americana degli architetti ha un’opportunità
unica: quella di aprire la strada che porterà a invertire
la tendenza distruttiva del cambiamento climatico indotto dall’umanità.
Sono gli architetti che possiedono la chiave per togliere il blocco
al termostato globale. Se tolgono il blocco e se l’industria
automobilistica, come è probabile, accetterà la propria
responsabilità ad aumentare la sua flotta alimentata a gas,
e se sempre un numero maggiore di Stati richiederà che una
percentuale della loro energia provenga dalle risorse rinnovabili
non inquinanti, allora gli Stati Uniti avranno una strategia perseguibile
per combattere il riscaldamento globale e recuperare la loro buona
volontà e la loro credibilità a livello internazionale.
testo
originale in inglese
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