EDGAR MORIN

<L’umanesimo non dovrebbe più essere portavoce dell’orgogliosa volontà di dominare l’Universo.
Dovrebbe diventare essenzialmente il portavoce della solidarietà umana la quale implica una relazione ombelicale con la natura e il cosmo.
Questo significa che un modo di pensare capace di interconnettere e solidarizzare le conoscenze separate è capace di prolungarsi in un’etica di interconnessione e di solidarietà tra umani. Un pensiero capace di non richiudersi nel locale e nel particolare, ma capace di concepire gli insiemi, sarebbe adatto a favorire il senso di responsabilità e il senso della cittadinanza. La riforma di pensiero avrebbe dunque conseguenze esistenziali, etiche e civiche.>
<Non è più tempo di lamentarsi per le catastrofi ecologiche. Né di immaginare che l’evoluzione delle tecnologie, da sola, potrebbe porvi rimedio.
Il sussulto vivifico potrebbe venire soltanto da un enorme stravolgimento dei nostri rapporti con l’uomo, gli altri esseri viventi, la natura. Il problema ecologico ci riguarda non soltanto nelle nostre relazioni con la natura, ma anche nelle nostre relazioni con noi stessi.>



sintesi di:
I Sette Saperi necessari all'educazione del futuro
pubblicato dall'UNESCO, Parigi, 1999

Capitolo I: Limiti della conoscenza: l'errore e l'illusione
E' strano che l'educazione, che dovrebbe mirare a trasmettere conoscenze, sia "cieca" nei confronti di ciò che è la conoscenza umana, di quali siano i suoi dispositivi, le sue debolezze, le sue difficoltà, le sue propensioni all'errore e all'illusione, e non si preoccupi affatto di insegnare che cosa significhi "conoscere".
La conoscenza non può essere considerata come uno strumento pronto all'uso, che si può utilizzare senza conoscerne la natura. La conoscenza della conoscenza deve essere assunta come necessità prioritaria per educare i giovani ad affrontare i rischi di errore e di illusione che insidiano costantemente la mente umana.
Si tratta di attrezzare i giovani a conquistare una priorità vitale: la lucidità. Occorre assumere e sviluppare nell'insegnamento lo studio delle caratteristiche cerebrali, mentali, culturali della conoscenza umana, dei suoi processi e delle sue modalità di formazione, delle disposizioni sia fisiche che culturali che inducono l'illusione o l'errore.

Capitolo II: Educare ad un sapere "pertinente"
C'è un problema fondamentale, da sempre misconosciuto, che è la necessità di promuovere una conoscenza che sappia cogliere i problemi globali e fondamentali entro i quali inserire le conoscenze parziali e locali. L'estrema frammentazione delle conoscenze operata dalle singole discipline rende spesso impossibile collegare le parti alla totalità; si dovrà pertanto far posto a un tipo di conoscenza capace di inquadrare le cose nei loro contesti, nella loro complessità, nei loro insiemi.
E' necessario sviluppare l'attitudine naturale della mente umana a situare tutte le informazioni in un contesto e in un insieme. Occorre insegnare metodi che permettano di cogliere le mutue relazioni e le influenze reciproche tra le parti entro un mondo complesso.
(ndr. Uno dei concetti base della psicologia cognitiva è che il sapere è pertinente solo se si è capaci di collocarlo all'interno di un contesto e che la conoscenza, anche la più sofisticata, smette di essere pertinente se è totalmente isolata)

Capitolo III: Insegnare la condizione umana
L'essere umano è un insieme fisico, biologico, culturale, sociale, storico. L'insegnamento delle singole discipline tende a disintegrare questa unità complessa della natura umana, al punto che è diventato impossibile apprendere il senso dell'essere uomini. Bisogna ricomporre questa unità, in modo che ciascuno abbia conoscenza e consapevolezza della propria identità complessa e dell'identità che lo accomuna a tutti gli altri esseri umani.
In questo senso la condizione umana deve essere l'oggetto fondamentale di tutto l'insegnamento. Questo capitolo indica come sia possibile, a partire dalle attuali discipline, riconoscere l'unità e la complessità umane, ricomponendo e organizzando conoscenze attualmente frammentate nelle scienze della natura, nelle scienze umane, nella letteratura e nella filosofia.

Capitolo IV: Educare all'identità "terrestre"
Il destino ormai planetario del genere umano è un'altra realtà fondamentale ignorata dall'insegnamento. La conoscenza degli sviluppi dell'era planetaria che avranno luogo nel XXI secolo e la coscienza dell'identità "terrestre", che sarà sempre più indispensabile a ciascuno e a tutti, devono diventare obiettivi fondamentali dell'insegnamento.
Bisogna insegnare la storia dell'era planetaria, che ha inizio con la comunicazione fra tutti i continenti nel XVI secolo, e mostrare come tutte le parti del mondo siano diventate interdipendenti, senza occultare le oppressioni e le dominazioni che hanno devastato l'umanità e non sono affatto scomparse. Bisognerà indicare le caratteristiche della crisi planetaria che ha segnato il XX secolo, dimostrando come tutti gli uomini, ormai spinti dagli stessi problemi di vita e di morte, vivono uno stesso comune destino.

Capitolo V: Educare ad affrontare l'imprevisto
Le scienze ci fanno acquisire molte certezze, ma noi abbiamo scoperto nel corso del XX secolo innumerevoli domini di incertezza. L'insegnamento dovrà mettere a fuoco le incertezze che si sono manifestate nelle scienze fisiche (microfisica, termodinamica, cosmologia), nelle scienze dell'evoluzione biologica e nelle scienze storiche.
Si dovranno insegnare alcune strategie che permettano di affrontare i rischi, l'imprevisto e l'incerto, e di modificarne lo sviluppo, in virtù delle informazioni che man mano si acquisiscono. Bisogna imparare a navigare in un oceano di incertezze fra alcuni arcipelaghi di certezze.
La frase del poeta greco Euripide, antica di venticinque secoli, è più che mai attuale: "L'atteso non accade mai, è all'inatteso che il dio apre la porta". L'abbandono delle concezioni deterministiche, che ci avevano portato a credere di poter predire il futuro, l'analisi dei grandi avvenimenti e dei disastri occorsi nel XX secolo che sono stati tutti inaspettati, il carattere ormai ignoto dell'avventura umana, devono indurci ad educare menti capaci di affrontare l'inatteso. E' necessario che tutti coloro che hanno il compito di insegnare siano i primi ad avere consapevolezza delle incertezze che avvolgono il nostro tempo.

Capitolo VI: Educare alla comprensione
La comprensione è a un tempo mezzo e fine della comunicazione umana. L'educazione alla comprensione è assente dai nostri insegnamenti, mentre il pianeta necessita in tutti i sensi di mutue comprensioni. Pertanto, considerata l'importanza dell'educazione alla comprensione in tutti i livelli educativi e a tutte le età, bisogna operare una vera e propria riforma di mentalità in grado di promuoverla. Questa riforma deve costituire un preciso impegno nell'educazione del futuro.
La mutua comprensione fra gli uomini, vicini a noi o a noi estranei , è oggi vitale per far uscire le relazioni umane dalla barbarie dell'incomprensione.
E' necessario studiare l'incomprensione, analizzarne le radici, le modalità di sviluppo, gli effetti. Un tale studio sarà tanto più efficace se si individueranno non i sintomi, ma le cause del razzismo, della xenofobia e del disprezzo. Esso costituirà anche una delle basi più solide per l'educazione alla pace, un'educazione alla quale io tengo particolarmente per mia formazione e per personale vocazione.

Capitolo VII: L'etica del genere umano
L'insegnamento dovrà portare alla costruzione di un' "antropo-etica", che faccia riferimento alla triplice condizione umana, all'uomo come individuo, all'uomo come società e all'uomo come specie. L'etica individuo/società richiede un controllo dell'individuo sulla società e della società sull'individuo, questa è la democrazia; mentre l'etica individuo/specie assume nel XXI secolo il significato di cittadinanza terrestre.
L'etica non potrà essere insegnata attraverso lezioni di morale. Dovrà essere sviluppata a partire dalla consapevolezza che l'uomo è a un tempo individuo, parte di una società, parte di una specie. Portiamo in ciascuno di noi questa triplice realtà. Così dovremo promuovere lo sviluppo congiunto dell'autonomia individuale, della partecipazione sociale e della coscienza di appartenere alla specie umana.
A partire da queste considerazioni si possono abbozzare le due grandi finalità etico-politiche del nuovo millennio: stabilire un controllo reciproco tra la società e gli individui attraverso la democrazia, concepire l'umanità come una comunità planetaria. L'insegnamento deve contribuire, non solo alla presa di coscienza della nostra Terra-Patria, ma anche permettere che questa coscienza si traduca nella volontà di realizzare la cittadinanza terrestre.

I sette principi del pensiero che connette
estratto da: La testa ben fatta, 1999

1-Il principio sistemico che lega la conoscenza delle parti alla conoscenza del tutto.
Come affermava Blaise Pascal: “Poiché tutte le cose sono causate e causanti, aiutate e adiuvanti, mediate e immediate, e tutte sono legate da un vincolo naturale e insensibile che unisce le più lontane e le più disparate, ritengo che sia impossibile conoscere le parti senza conoscere il tutto, così come è impossibile conoscere il tutto senza conoscere particolarmente le parti”.

2-Il principio ologrammatico. Non solo la parte è nel tutto, ma il tutto è nella parte. Ogni cellula è una parte di un tutto, ma il tutto è lei stessa dentro la parte. La totalità del patrimonio genetico è presente in ogni cellula individuale. La società è presente in ogni individuo.

3- Il principio dell’anello retroattivo- feed back- permette la conoscenza dei processi di auto-regolazione in contrasto con il principio della causalità lineare. La causa agisce sull’effetto e l’effetto agisce sulla causa.
Il feed back consente di ridurre la devianza e quindi di stabilizzare un sistema.

4- Il principio dell’anello ricorsivo.
Supera la nozione di autoregolazione con quelle di auto-produzione e auto-organizzazione: è un anello generatore in cui i prodotti e gli effetti sono essi stessi produttori di ciò che li ha prodotti. Gli umani producono la società attraverso le loro interazioni, ma la società produce l’umanità degli individui attraverso il linguaggio e la cultura.

5-Il principio di autonomia/dipendenza- auto-eco-organizzazione: gli esseri viventi sono esseri che si auto- organizzano e si producono continuamente e per mantenere la loro autonomia consumano energia. Poiché hanno bisogno di trarre energia, informazione e organizzazione dal loro ambiente, la loro autonomia è inseparabile dalla dipendenza dall’ambiente. Perciò vanno considerati come esseri auto-eco-organizzatori. Questo principio vale in modo specifico per gli umani, che sviluppano la propria autonomia dipendendo dalla loro cultura e dalla società, e per le società che si sviluppano dipendendo da loro ambiente geo-ecologico.
L’auto- organizzazione si rigenera continuamente, a partire dalla morte delle sue cellule.
Eraclito diceva <Vivere di morte e morire di vita>.
Le due idee antagoniste di vita e morte sono complementari.

6-Il principio dialogico: Unisce due principi o nozioni che dovrebbero escludersi a vicenda (Eraclito) ma che sono indissociabili in una stessa realtà. La dialogica ordine- disordine-organizzazione è costantemente in atto nel mondo fisico, biologico e umano.
La dialogica permette di assumere l’inseparabilità di nozioni contraddittorie per poter concepire un fenomeno complesso.

7-Il principio della reintegrazione del soggetto conoscente in ogni processo di conoscenza: dalla percezione alla teoria scientifica, ogni conoscenza è una ricostruzione, traduzione da parte di una mente/cervello in una data cultura e in un dato tempo.

Selezione bibliografica
L'anno I dell'era ecologica, Armando editore, 2007
I Sette Saperi necessari all'educazione del futuro, Raffaello Cortina Editore, 2001
La testa ben fatta. Riforma dell'insegnamento e riforma del pensiero, Raffaello Cortina Editore, 2000

Links:
http://it.wikipedia.org/wiki/Edgar_Morin
intervista di Patrizia Lotti, Settembre 2003: Edgar Morin, Educazione e globalizzazione
Emergenza ecologica: l'appello di EDGAR MORIN, 02/12/07




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