Oltre l’economia: verso l’etica della terra

Hazel Henderson, 2005

da EARTH CHARTER IN ACTION
traduzione di Franca Bossalino
 
 

La Carta della Terra è l’unica e la più importante dichiarazione dei popoli sui valori comuni condivisi che stanno oltre l’economia e gli indicatori del “successo”, della “ricchezza” e del” progresso.” - misurati sul denaro.
Il XX secolo ha visto il culmine dell’economia quale arbitro del progresso umano e la sua crescita graduale nel controllo dell’attività decisionale in ambito privato e pubblico.
Verso gli anni ’90 e l’inizio del governo di Margaret Thatcher in Inghilterra e di Donald Reagan negli USA, gli economisti furono subito elevati al rango di principi filosofi, sia nei paesi industriali che in quelli in via di sviluppo. Questo controllo, da parte delle politiche economiche, dei mass media, dei discorsi politici, della imprenditorialità, delle motivazioni umane e delle organizzazioni sociali è stato chiamato “economismo”.

La professione dell’economista è diventata preminente nelle istituzioni governative, dall’educazione alla salute, allo stato sociale, all’ambiente e perfino alle arti e al tempo libero. Le analisi politiche in tutti questi settori della società cominciarono ad essere prese in considerazione dagli economisti e dalle loro metodologie, particolarmente quelle del costo-beneficio, la valutazione dei rischi e la stima di qualunque cosa, dal valore monetizzato della famiglia, della coesione sociale e della stessa vita umana fino alla sostenibilità ecologica. L’attenzione miope dell’economia sulle transazioni basate sul denaro e le” misurazioni” del valore cominciarono a snaturare gravemente la decisionalità sia pubblica che privata.
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Ancora oggi, la maggior parte dei testi di economia insegnano un modello obsoleto di “natura umana” radicato” nella fase primitiva dell’esperienza umana codificata nei nostri cervelli di rettili . Per gli economisti, il comportamento razionale è quello di massimizzare l’interesse egoistico individuale nella competizione con gli altri- e ciò implica che l’uguaglianza delle capacità umane di cooperare e condividere sono “irrazionali.” Questi errori dell’economia sono il risultato dello ‘scontare’ o dell’ignorare il capitale umano e sociale e le risorse ecologiche.
I costi spesso pesanti dello sfruttamento delle risorse umane e dell’ambiente sono il risultato delle teorie economiche che “scontano” il loro valore ed oggettivizzano i costi sociali e ambientali per la società, per le future generazioni e per l’ambiente.

La Carta della Terra è un importante baluardo che riafferma i valori ampiamente condivisi associati alla totalità dell’esistenza umana e della preservazione delle opzioni per la nostra sopravvivenza e il futuro comune su questo pianeta. Pertanto La Carta della Terra è una potente riaffermazione dei valori più ampi che stanno dietro lo stretto calcolo dei profitti e delle perdite. Credo che proprio per questo la Carta sia stata accettata da tutto il mondo e sia stata approvata in così tanti paesi e culture.

Le Istituzioni a tutti i livelli e in ogni settore della società hanno approvato la Carta, dalle istituzioni locali, alle organizzazioni civili, accademiche e professionali, alle compagnie come quella americana del Calvert Group, di cui sono consigliere, che finanzia i mutui socialmente responsabili. Inoltre, è diventata un punto di riferimento per i molti tentativi di articolare le altre dichiarazioni di etica globale, come la Dichiarazione di Praga del Forum 2000 e quelle del Parlamento delle Religioni del Mondo.

C’è la speranza di uno sviluppo dei dibattiti pubblici di questo XXI secolo, per esempio, tra le visioni comuni alla maggioranza dei partecipanti agli incontri del Forum Mondiale sull’Economia nella nevosa Davos, in Svizzera e quelli della società civile globale del Forum Sociale nell’assolata Porto Alegre, in Brasile.
I media più in voga nel mondo, fino ad ora, non hanno compreso né adeguatamente inquadrato questi dibattiti internazionali tra coloro che propongono la globalizzazione economica e tecnologica che minaccia i più alti valori sociali e ambientali che appartengono, principalmente, alla vasta maggioranza degli esseri umani.

Un esempio di tali dibattiti coinvolge l’educazione e come questa venga trattata nei rendiconti della maggior parte dei paesi, ad esempio, negli indici del GNP (Prodotto Nazionale Lordo) e il più ristretto GDP( Prodotto Interno Lordo). L’educazione, che è evidentemente il più importante investimento che ogni paese fa nel suo futuro, viene trattato come un “costo”. Tuttavia, in questa Età dell’Informazione del XXI secolo, politici e governanti di tutto il mondo, pongono l’accento sul ruolo chiave dell’educazione come fondamento dello sviluppo umano e del progresso sociale.
Molti economisti- di conseguenza- hanno allargato i loro orizzonti e riconosciuto che la ricchezza di una nazione sono i cittadini educati e produttivi, sempre più spesso descritti come “capitale umano”. La Banca Mondiale, cominciò a riconoscere queste nuove forme di capitale nel Rapporto Mondiale del 1995, ammettendo che la sua precedente enfasi sul capitale finanziario e costruito (denaro e fabbriche) era stata mal posta.

Il Rapporto sulla Ricchezza spiegava che il 60% consisteva nel capitale umano, il 20% nel capitale ambientale (risorse naturali) e che la finanza e le fabbriche costituivano soltanto il 20% della ricchezza reale delle nazioni. Da allora, la Banca ha considerato l’educazione- in particolare delle donne- uno degli investimenti più produttivi che i governi, il mondo degli affari e i singoli individui possano fare. Naturalmente i genitori lo sapevano da molto tempo!
Eppure i testi di economia, i modelli e i rendiconti nazionali- GNP e GDP- ancora classificano questi investimenti nell’educazione come “consumi” o “spese”, come se questi fondi fossero soltanto denaro nella tana del topo. Questi errori persistenti costringono gli investimenti cruciali nelle nostre risorse più preziose, i nostri figli, a competere- nei budget annuali di comuni, stati e governi nazionali- con strade, polizia, trattamento dei liquami, stadi sportivi e anche armi.
La produzione crescente di statistiche sulla qualità della vita e sullo sviluppo sostenibile
(vedi ad es. Gli Indicatori della Qualità della Vita di Calvert-Henderson, www.calvert-henderson.com) hanno fatto per anni un appello a correggere questi errori.
Nel 1992 al Summit sulla Terra di Rio de Janeiro, 170 governi si impegnarono, nell’Agenda 21, a fare queste correzioni includendo le risorse umane, il lavoro non pagato, le risorse ecologiche, la riduzione dell’inquinamento e l’esaurimento delle risorse.
La Carta della Terra raggruppa tutti i nuovi indicatori nei suoi 16 principi.
Per i sostenitori della Carta della Terra, gli educatori e tutti coloro a cui sta a cuore il futuro dei nostri figli, è di vitale importanza insistere affinché gli economisti del Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e i governi nazionali, definiscano gli investimenti nell’educazione proprio così: investimenti. Fatto questo, gli investimenti nell’educazione dovrebbero essere aggiunti al nuovo rendiconto sulle risorse raccomandato dalle statistiche sulla qualità della vita.
L’educazione è una parte chiave dell’infrastruttura di tutte le società che paga i dividendi lungo un arco di tempo di almeno 20 anni e produce il nostro prezioso ”capitale umano”.
Quando tutti questi investimenti- finanziati dalle tasse- vengono propriamente considerati come risorse nel GNP, compensano e riducono, di conseguenza, il debito pubblico. Questo abbassa i tassi d’interesse che i paesi debbono pagare. Così facendo si aprirebbe la porta di una programmazione a lungo termine, si promuoverebbe l’investimento positivo e si assicurerebbe un futuro più luminoso per la società e per i nostri figli.
I valori della Carta della Terra stanno entrando nel pensiero di molti dirigenti delle 2000 aziende che hanno sottoscritto i principi del Global Compact lanciato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan.

Possiamo tutti pretendere che gli economisti si adoprino affinché gli errori nei loro modelli non compromettano più il futuro dei nostri figli. Ricordatevi: l’economia non è una scienza, è soltanto una professione, con meno controllo della sua qualità di molte altre.
Gli educatori, i genitori, e i cittadini interessati non dovrebbero mai più combattere la battaglia annuale per il budget dell’ educazione.

Gli investimenti nell’educazione e quelli nelle infrastrutture pubbliche sarebbero protetti in modo sicuro in quanto risorse a lungo termine, quali veramente sono. Ogni sostenitore della Carta della Terra, può sfidare l’economismo e pretendere la piena legittimità, nella decisionalità privata e pubblica, di tutti i valori e i principi che affermano la vita contenuti nella Carta della Terra.
Gli economisti non debbono sentirsi imbarazzati per il fatto che alla loro professione è stata tolta la maschera della scienza. Molti onorevoli professionisti sono contenti di ciò: gli avvocati, i medici, gli ingegneri, gli architetti e tutti gli altri che applicano la conoscenza.
I giuristi, in particolare sono contenti di essere conosciuti come avvocati.
Noi oggi sappiamo che gli economisti sono sempre stati difensori di varie politiche economiche, regolamentazioni e deregolamentazioni e degli interessi dei loro clienti che sono quasi sempre banchieri, istituti finanziari e imprese.
Non c’è da litigare- patrocinanti o procuratori o economisti,o qualunque sia il loro ruolo nella decisionalità- tutto quello che serve è la chiarezza- da parte loro- affinché il pubblico sia completamente informato e i temi siano discussi onestamente. Gli economisti non possono più sostenere falsamente lo status scientifico dei loro argomenti né confondere il pubblico fingendo di essere scienziati.
Perché non abbracciare la verità e chiamare la professione “economic advocacy”?
(difesa dell’economia?) Dopo Tutto, l’Età dell’Informazione si è già trasformata nell’Età della Verità. Oggi, i sostenitori della Carta della Terra sono ancora più forti perché sostengono il progresso dello sviluppo secondo Gli Obiettivi del Millennio: acqua pulita, salute, educazione, beni durevoli pubblici e infrastrutture. Per la sopravvivenza umana su questo pianeta in pericolo, è necessario ri-calibrare le nozioni di “progresso” e “sviluppo”, al di là delle false ideologie dell’economismo. La Carta della Terra rappresenta la roadmap migliore per le diverse società rigenerative e per le società pacifiche e giuste per un futuro più luminoso per tutti.


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