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THE GREEN GRADUATE
un'esperienza di Ecoliteracy
traduzione di Franca Bossalino
estratto da:https://www.ecoliteracy.org/article/greening-k-12-curriculum#
Come sarebbe un laureato verde? Questo era un tema del tutto nuovo per Paul Chapman presid della Head Royce Green School, Oakland California come per molti altri educatori. Ma quando entrò in una libreria a Point Reyes, in California, e spiegò che cosa stava cercando, il libraio gli mise in mano un libro dicendo: “Perchè non da un’occhiata a questo?”
Il libro era “Alfabetizzazione Ecologica: Educare i nostri bambini per un mondo sostenibile” pubblicato dal Center for Ecoliteracy. Nel libro Chapman trovò che, fra i vari saggi, uno in un particolare aveva una struttura cristallina. Il saggio dal titolo- "Speaking Nature's Language: Principles for Sustainability,"(Parlare il linguaggio della natura: Principi per la Sostenibilità) era scritto da Fritjof Capra, pensatore sistemico e co-fondatore del Center for Ecoliteracy.
In questo saggio, Capra spiega che, per progettare società sostenibili dobbiamo innanzitutto abbracciare una nuova visione del mondo che, in molti modi, va contro la scienza e l’educazione tradizionale dell’Occidente. Questo modo di pensare, noto come pensiero sistemico, pone l’accento sulle relazioni, sulle connessioni e sul contesto esistenti in ogni sistema, sia questo l’ecosistema o il sistema scolastico.
Una volta fatti questi cambiamenti nella percezione -spiega Capra- si può cominciare a studiare la sostenibilità nel linguaggio della natura- attraverso 8 concetti particolarmente importanti che descrivono i modelli e i processi attraverso i quali la natura sostiene la vita: reti, ‘nested system’, interdipendenza, diversità, cicli, flussi sviluppo, equilibrio dinamico.
“Questi concetti, che costituiscono il punto di partenza per il progetto delle comunità sostenibili, si possono chiamare principi di ecologia, principi di sostenibilità, principi di comunità o anche i fatti fondamentali della vita”, scrive Capra. “Abbiamo bisogno di un curriculum che insegni ai nostri bambini questi fatti fondamentali della vita”
Con il saggio di Capra in mano, Paul Chapman insieme a Crystal Land, vice preside della scuola, incontrarono 20 direttori di dipartimento e proposero che i Principi del Center for Ecoliteracy venissero applicati al curriculum K-12 (educazione primaria e secondaria). Di solito, l’approvazione di cambiamenti nel curriculum richiede un anno. In questo caso, l’approvazione da parte della commissione fu immediata. Per mettere in pratica quei Principi, la Head Royce si rivolse direttamente al Center for Ecoliteracy, situato nella vicina Berkeley, ed invitò Capra e la co-fondatrice Zenobia Barlow ad incontrare i docenti.
“Il Center for Ecoliteracy ha portato una ventata di aria fresca, una più ampia prospettiva del mondo”dice Crystal Land” “E ciò non riguarda più solo Head Royce, e non c’eravamo solo noi. Ha aggiunto legittimità a quello che stavamo facendo e ha dimostrato che non era soltanto un capriccio ma un vero movimento popolare.”
Il passo successivo fu quello di verificare il curriculum e sviluppare importanti attività educative. Per questo il Center for Ecoliteracy mandò qui Carolie Sly, direttrice dei programmi educativi. Ex docente in una scuola pubblica, professore universitario e co-autrice della premiata Guida per l’Educazione Ambientale nello Stato della California, la Sly ha cominciato ad analizzare le mappe del curriculum della Head Royce per identificare gli aspetti positivi iniziali- le aree in cui i docenti stavano già insegnando i concetti relativi alla sostenibilità e quelle in cui c’era il potenziale per poter integrare facilmente i Principi con le lezioni che già si facevano.
“Carolie dice Crystal Land- tirò fuori da ogni livello esempi in cui la educazione alla sostenibilità era già in atto, per esempio, mostrò dove c’erano già lezioni sui nested systems (il concetto che i sistemi sono contenuti in altri sistemi in tutta la natura). Questo fece pensare che non fosse tutto un grosso problema. Nessun insegnante ha avuto la sensazione di dover ricominciare e buttare nella spazzatura il suo corso di Letteratura Americana per farne uno solo su Thoreau”. Al contrario, la Sly sottolineò che la scolarizzazione per la sostenibilità era un’opportunità per guardare le materie di studio attraverso un’altra lente e che c’erano numerosi modi di incorporare i principi dell’ecologia o della sostenibilità in tutte le materie.
Dopo di ciò accaddero tre cose: la prima fu che Crystal Land chiese ai docenti di cominciare la verifica del proprio curriculum, dal momento che spesso erano essi stessi consapevoli dei concetti da insegnare che potevano, tuttavia, non essere evidenti nel curriculum.
“Successivamente identificammo i punti più facili nei quali avremmo potuto apportare delle modifiche nel curriculum mentre il treno- come disse Carolie- si sta già muovendo a grande velocità.” Durante una corso del primo grado di scienza sulle coste sabbiose e rocciose, per esempio, gli insegnanti aggiunsero un plastico di una spiaggia e provocarono un fuoriuscita di petrolio. “Gli studenti poterono vedere con i propri occhi che cosa accade al petrolio e quanto è difficile eliminarlo”, dice l’insegnante di scienze Debra Harper, “Poi abbiamo elencato un certo numero di soluzioni per ridurre la quantità di petrolio che gli studenti consumano nella loro vita. “Le trivellazioni e le perdite di petrolio avrebbero avuto più significato per loro, perchè avrebbero fatto un’esperienza personale di un “incidente”.
Infine, ogni docente si impegnò rispetto all’obiettivo più importante di identificare tre o cinque modi in cui avrebbe promosso ulteriormente la sostenibilità nelle successive lezioni, mentre la Sly li assisteva nell’elaborare nuove unità didattiche, moduli, e, in qualche caso, nuovi corsi. Lungo il processo, dimostrarono che la sostenibilità poteva essere integrata-non solo nelle materie più ovvie, quali le scienze, ma anche nella matematica, nella letteratura, nella storia, nell’etica nelle lingue del mondo e nell’arte.
Per esempio in un corso di etica della scuola secondaria, Karen Bradley portò i suoi studenti alla Davis Street Transfer Station dove avrebbero fatto esperienza di come ci si sente ad essere invasi dalle montagne di spazzatura prodotte giornalmente nella loro comunità. Dopo, si impegnarono tutti, lei compresa, a non comprare indumenti per un anno e poi fece una domanda agli studenti.<A che cosa siete disposti a rinunciare per rendere i vostri consumi pari a quelli della gente che abita nel resto del mondo?>
Nei corsi di arte, gli studenti fecero sculture usando materiali da costruzione di scarto e lavorarono a un murale sulla coltivazione di prodotti alimentari in un’area povera dell’East Oakland. E, sotto la direzione di un’insegnante elementare, Nina Nathan, raccolsero la carta dai bidoni destinati ai rifiuti da riciclare esistenti nel campus, la ridussero in pezzetti e ne ottennero una poltiglia. Poi produssero della carta artigianale che alla fine trasformarono in una bellissima trapunta. Gli studenti, nel processo, impararono molto di più che a fare la carta. Impararono che si possono prendere scarti che sarebbero altrimenti considerati mondezza e farci qualcosa di bello –qualcosa che rende felice la gente e che solleva lo spirito.
Come con l’arte e l’etica, allo stesso modo per l’intero curriculum e ad ogni grado, la Head Royce ha aperto la strada alla ‘scuola per la sostenibilità’. Eppure-dice la Land- gli insegnanti della Head Royce ancora sentono di aver appena cominciato.
“Penso che se adesso abbiamo in testa il pensiero sistemico di Fritjof Capra–conosciamo sempre di più della complessità di quello che stiamo facendo e riconosciamo di aver soltanto aperto la porta. Probabilmente ci vorranno ancora tre o cinque anni perchè la Head Royce realizzi le sue aspirazioni a un insegnamento per la sostenibilità. E in questo tempo, ci saranno periodi di confusione, di sfide e di domande.
“Qualcuno dice <Come funzionerà questo curriculum? Perderemo una parte preziosa della conoscenza?> Dichiara Crystal Land. “Certamente non lo credo, ma dobbiamo essere intenzionati a continuare a integrare l’alfabetizzazione ecologica con la preparazione del college.
“Guardando indietro una delle cose più straordinarie dell’esperienza fatta è quello che ci ha raccontato sulle cose che rendono possibili i grandi cambiamenti. Per me, la più grande lezione che abbiamo imparato è che quando si ha una connessione personale con qualcosa, si è molto più coinvolti nel veder accadere i cambiamenti. Non si tratta quello che io ho fatto o che Paul Chapman o Al Gore hanno fatto, Si tratta di qualcosa che parla alla gente- bambini, insegnanti, costruttori agli addetti alla manutenzione- profondamente e personalmente.
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