|
|
Una visita virtuale in un 2050 sostenibile
di Robert Costanza, dicembre 2010
da www.thesolutionsjournal.com
traduzione di Franca Bossalino
Un nuovo avanzatissimo sistema di realtà virtuale appena lanciato mi ricorda la sala ologrammi di Star Trek. La “realtà” che simula è generata dall’incrocio tra modelli di simulazione in tempo reale dell’ambiente biofisico, un simulatore di personalità (un super-Sims) e un sistema di costruzione del consenso come nella “future search”. I partecipanti possono creare un mondo futuro che rappresenta la sovrapposizione delle loro speranze e dei loro sogni, moderati dai limiti della natura umana e della realtà biofisica.
I presupposti di questi limiti sono programmati all’inizio della sessione (con l’accordo dei partecipanti). Per la nostra sessione, abbiamo concordato una serie di quelli che crediamo siano i presupposti realistici, sia per la gente che per il resto del mondo, che hanno incorporato le più recenti scoperte della ricerca scientifica. Non abbiamo assunto nessuna delle più importanti rivoluzioni tecnologiche ma solo i passi storici del cambiamento tecnologico. E anche il presupposto che le persone non sarebbero fondamentalmente differenti da quello che sono oggi, mentre lo sono gli ambienti (fisici e sociali) in cui vivono.
Senza che voi abbiate realmente usato il sistema e visitato voi stessi il mondo virtuale futuro, per me è molto difficile spiegarlo. Come il nostro mondo reale, il futuro simulato era ricco di dettagli. Quello che segue è un tentativo di trasmettere un po’ di quella ricchezza e di quella consistenza descrivendo le mie proprie esperienze nel nostro futuro virtuale. Queste esperienze hanno incluso molti argomenti differenti ma, nel loro insieme, consentono di avere una visione abbastanza chiara del mondo futuro che abbiamo creato. Ci siamo accordati su una scadenza approssimativa: il 2050.
Quello che mi ha colpito di questo mondo futuro è stata la sensazione di calma e di tranquillità ma senza alcuna sfumatura di noia. La nostra attuale società è adolescente- fissata sulla crescita fisica, che cambia così velocemente da rendere difficile l’adattamento- frenetica, egoista, irresponsabile, insicura, occupata a ‘prendere’. Il nostro futuro immaginato è maturo, non cresce fisicamente e perciò è capace di concentrarsi sullo sviluppo migliorando la qualità e non la quantità; è sicuro, investe nelle relazioni a lungo termine, è responsabile, si preoccupa di ‘nutrire’ e di ‘dare’. Per esempio, la settimana lavorativa media era di 20 ore, ma la distinzione tra lavoro, apprendimento e divertimento era diventata molto sfumata, per cui è difficile paragonarli in modo diretto, come vedrete. Ma alla base c’è che la vita non era così frenetica e che le persone avevano più tempo per la famiglia, per gli altri e per le cose che veramente li interessavano. Ecco da dove scaturiva tanta calma e tranquillità. Poiché le persone potevano perseguire i propri obiettivi, non erano annoiate e la loro salute e il senso di soddisfazione per la loro vita era altissimo.
Susan è stata la prima persona che ho incontrato nella simulazione. Stavo vagando in un caffè vicino a quello che quasi certamente doveva essere un campus universitario. Iniziammo una conversazione casuale sul tempo (caldissimo) e in modo innocente le chiesi: Lei cosa fa? Avevo assunto un’espressione da interrogatorio. Le spiegai rapidamente che ero un visitatore straniero e che volevo solo sapere che tipo di lavoro facesse. Lei disse “Oh lei deve essere un viaggiatore sabbatico.” ( Scoprii più tardi che questa era una pratica comune nel 2050, quando la gente si scambiava le case per periodi di un mese all’anno invece di fare le vacanze nel modo tradizionale.) Mi raccontò che lavorava come ricercatore e docente nell’Università, ma fu presto evidente che le persone, nel 2050, non si definivano per il lavoro che facevano nella misura in cui accade oggi, e, allo stesso tempo, che le loro vite e il loro lavoro erano molto più integrate. Per esempio, Susan mi spiegò che tutti i suoi progetti attuali erano anche i corsi che stava facendo come docente. L’insegnamento era diventato un apprendimento basato sul progetto- imparare facendo- piuttosto che sulle lezioni. Studenti e professori partecipavano insieme ai progetti di ricerca. E ciascuno di loro imparava affrontando problemi reali. Quando le chiesi a quale dipartimento dell’Università appartenesse assunsi la stessa espressione da interrogatorio. Mi spiegò che l’università era diventata interdisciplinare. C’erano centri di ricerca (e insegnamenti) focalizzati su problemi particolari, ma i tradizionali dipartimenti accademici erano scomparsi. Pensava che io fossi venuto a un seminario sul rapporto “lo Stato del Mondo 2050” appena pubblicato dal World Watch Institute.
Mentre camminavamo attraverso il campus, notai che la distribuzione dell’età delle persone che incontravamo era molto diversa da quella che sono abituato a vedere nei campus universitari. Invece di una massa di facce giovani in cui emergono alcuni professori anziani, la popolazione sembrava comprendere ogni età. Susan disse che nel 2050 la gente considerava l’apprendimento una attività che doveva durare tutta la vita e infatti avevano il tempo per realizzare quell’idea.
La sala del seminario era piene di gente e arrivammo giusto in tempo per trovare posto nelle file di dietro. Domandai a Susan da quando c’era il World Watch Institute, e rispose che erano almeno 70 anni. Era stata una delle prime organizzazioni non governative che si formarono alla fine del XX secolo. Molte di queste erano sopravvissute, erano cresciute e si erano diversificate al punto di essere altrettanto importanti se non di più, di quelle che governano ufficialmente le attuali società. Rappresentavano una delle molte forme di “democrazia forte” che sembrava essere la parola di moda per descrivere il modo in cui la società era governata. Su questo ritornerò più avanti.
Il seminario cominciò e lo speaker parlò per circa un’ora facendo il riassunto del rapporto. Gli argomenti erano numerosissimi e io cominciai a prendere appunti, prima di ricordarmi che qualunque appunto avessi preso, sarebbe stato soltanto un ologramma che sarebbe scomparso quando fossi ritornato al mondo reale. Queste sono alcune delle cose che ricordo:
- La popolazione umana si era stabilizzata intorno agli 8 miliardi di persone. Questo era dovuto a una migliore educazione dovunque, ai livelli eccellenti di assistenza agli anziani per cui non c’era più bisogno di tanti bambini che si prendessero cura di loro, e un tacito imperativo multiculturale: “soltanto sostituire”. C’era ancora abbastanza migrazione internazionale ma non tanto da creare tensioni ai confini nazionali e, infatti, i confini nazionali erano per la maggior parte aperti.
- La produzione delle economie nazionali e globali stava diminuendo ma non così velocemente come in passato (ovviamente lo speaker pensava che avremmo potuto fare di meglio). Allo stesso tempo, l’indice QOL- della qualità della vita- stava crescendo mediamente circa del 2% all’anno. La qualità della vita veniva stimata annualmente attraverso la rete, chiedendo alle persone di valutare quanto fossero state soddisfatte le loro esigenze suddivise in nove aree chiave (sussistenza, protezione, affezione, comprensione, partecipazione, divertimento, creazione, identità e libertà). Gli Stati Uniti hanno raggiunto il top nella sussistenza, nella protezione e nella libertà, ma sono sotto la media in altre aree. La qualità della vita complessivamente è scesa sotto la media (ma negli ultimi anni sta aumentando). L’efficienza reale dell’economia era calcolata come rapporto tra QOL e la produzione materiale e anche questa stava crescendo.
- Le differenze di reddito stavano diminuendo sia tra paesi che all’interno degli stessi e questo ha contribuito a costruire un capitale sociale forte, la soluzione a molti problemi sociali e ad aumentare il QOL senza aumentare la produzione materiale.
- La diversità globale stava ritornando. Dal momento che la popolazione umana si era stabilizzata e la produzione stava decrescendo, la pressione sull’ambiente si era anch’essa stabilizzata e c’erano sforzi concertati e ben fondati nella protezione e nel miglioramento della biodiversità. Il problemi più grandi sembravano aver a che fare con il cambiamento climatico. Le emissioni di CO2 stavano diminuendo ma c’era ancora molta strada da fare prima di tornare ai livelli preindustriali. New Orleans era già scomparsa e l’Olanda era sotto una costante minaccia. Ma il vero messaggio sembrava essere un cauto ottimismo.
Quando lasciammo il seminario feci una domanda a Susan a proposito del concetto di “democrazia forte” che era stato menzionato. Dove ero stato? Mi rispose che non era niente di veramente nuovo, solo un’idea che ciascuno dovesse partecipare direttamente alle decisioni a tutti i livelli piuttosto che delegare quel ruolo ai rappresentanti eletti. Quando manifestai il mio scetticismo, sulla fattibilità di tutto ciò, agitò la mano e disse: “Ma guardati intorno sta funzionando!” Non mi ha mai dato la risposta completa. Ma credo che avesse a che fare con la combinazione di alcuni fatti: il fatto che la gente avesse più tempo per partecipare alla politica, una migliore infrastruttura delle comunicazioni, una versione di Internet avanzata, una cultura profonda della partecipazione che veniva inculcata fin dalla giovane età e la maturità generale dell’intero sistema che ho ricordato prima.
Susan mi invitò a cena e conobbi il marito e i figli. Accettai molto volentieri l’invito per vedere come funzionava la vita domestica nel 2050. La casa era lontana dal campus 10 minuti di autobus e 5 a piedi. Era parte di un insediamento di 50 case, con qualche negozio e qualche altra attività che lei chiamava villaggio, (anche se stava in una area urbana più grande). C’era un grande spazio verde comune, piste ciclabili, percorsi pedonali e alcune altre risorse. Nel villaggio si andava solo in bicicletta o a piedi. Mi spiegò che (come nella maggior parte dei villaggi) usavano un sistema LETS (Labor-Equivalent Trading System) per rintracciare i servizi basati sul lavoro condiviso. Per esempio, se avessi passato un po’ del mio tempo libero a verniciare la casa di qualcuno avrei potuto accumulare alcune “ore” che avrei potuto spendere utilmente in qualche mio progetto. Ancora una volta il luogo era pervaso di un enorme senso di calma e tranquillità (probabilmente dovuto alla mancanza del rumore delle macchine -sostituito dal canto degli uccelli e dalle voci dei bambini che giocavano nello spazio verde comune).
Il marito di Susan, Paul, e le loro giovani figlie, Lisa e Jennifer, abitavano in una casa di tre stanze che sembrava una casa media secondo gli standard di oggi. Susan infatti si ricordò che la casa era stata costruita nel 2001 e ristrutturata con le ultimissime tecnologie energetiche per cui produceva più elettricità di quanta ne consumasse. Poiché tutti gli edifici facevano parte di una rete di produzione energetica, e le esigenze dei trasporti erano drasticamente ridotte, l’intera economia era in grado di funzionare con le risorse rinnovabili.
Susan dovette sostenere Paul nella sua decisione di non lasciar andare le figlie a dormire da un’amica, e mentre le ragazze protestavano contro l’ingiustizia (qualcosa non cambia mai) io diedi un’occhiata ai loro libri. Quando le cose si sistemarono, ci sedemmo tutti a tavola. Io spiegai alle ragazze di essere in sabbatico e che cercavo di capire che cosa fa la gente per divertirsi in quella parte del mondo. Le risposte non erano molto diverse da quelle che potremmo sentire oggi: cinema, danza, feste e concerti. Le uniche differenze che notai stavano nel fatto che la maggior parte di quelle attività erano sociali- sembrava che la gente passasse più tempo a interagire con gli altri piuttosto che stare a casa a guardare la TV – e fare shopping non era l’attività preferita -nemmeno tra le ragazzine di tredici anni.
In realtà, credo che i centri commerciali fossero tutti spariti- e sostituiti da una combinazione di shopping in Internet e di negozi locali- con un generale abbassamento dei livelli di consumo. Il pranzo, per esempio era costituito prevalentemente dal cibo prodotto localmente (gli agricoltori avidi del villaggio accumulavano un sacco di ore LETS) e il resto proveniva dal mercato del villaggio a 5 minuti da casa. Domandai se nel villaggio ci fosse qualche grosso problema e cominciò una litania di lamentele tipica dei vicini di casa -uno beveva troppo, un altro faceva feste troppo rumorose e via dicendo.
Ma in generale questi problemi venivano risolti parlandone durante gli eventi piuttosto che chiamando la polizia (a pensarci, non credo di aver visto un solo poliziotto né sentito una sola sirena in tutto il tempo che sono stato lì). La gente non sembrava cambiata, ma il sistema sì e questo consentiva di risolvere tutti gli inevitabili problemi in modo più maturo, più amichevole e produttivo.
Lasciando la casa di Susan e Paul, pensai che non poteva essere così semplice. Ci doveva essere un tranello. Tutta questa serenità sociale non sacrificherebbe la creatività e l’iniziativa? Come potrebbe la gente essere felice e produttiva in una economia che non cresce? Dopo averci pensato era chiaro infatti che poteva funzionare facilmente. Proprio come un organismo singolo -che passa attraverso una fase di iniziale di rapida crescita fisica, seguita da un successivo sviluppo senza ulteriore crescita- un intero sistema socioeconomico potrebbe fare la stessa cosa. E per la mia personale esperienza, posso attestare che gli anni della prima giovinezza sono spesso difficili e non così felici come gli anni successivi quando la crescita si è fermata e uno si può concentrare sulle gioie dello sviluppo. Ho scoperto che mi piaceva veramente essere un adulto in questa società adulta. E mentre pensavo tutto ciò, la simulazione ebbe fine e ritornai al presente.
testo originale
|