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Verso una nuova economia sostenibile
di Robert Costanza
da: real-world economics review, issue no. 49, 2009
traduzione di Franca Bossalino
L’attuale disastro finanziario è il risultato di mercati senza regole costruiti sulla ideologia del capitalismo del libero mercato e della crescita economica illimitata. Il problema fondamentale è che i presupposti di questa ideologia non sono coerenti con quello che noi sappiamo sullo stato reale del mondo. Il mondo finanziario è, in sostanza, una serie di indicatori di beni, servizi e rischi nel mondo reale e quando viene consentito a questi indicatori di allontanarsi troppo dalla realtà alla fine sono necessari degli “aggiustamenti” e successivamente possono seguire la crisi e il panico. Per risolvere questa crisi economica e quelle future dobbiamo riconnettere gli indicatori alla realtà. Quali sono i nostri veri beni e qual’è il loro valore?
E’ necessaria una nuova visione corretta e inclusiva di che cosa è l’economia e a che cosa serve, che tenga conto dei veri beni e di nuove istituzioni che usano il mercato nel suo ruolo corretto che è quello di servire piuttosto che dominare.
La visione dominante dell’economia è basata su un certo numero di presupposti, creati in un periodo in cui il mondo era ancora relativamente vuoto di uomini e delle loro infrastrutture. Nel contesto di “mondo vuoto” il capitale costruito era un fattore limitativo mentre il capitale naturale e sociale erano abbondanti. In quel contesto aveva senso non preoccuparsi troppo delle “esternalità” ambientali e sociali dal momento che si potevano considerare relativamente piccole e in ultima analisi risolvibili.
Aveva senso concentrarsi sulla crescita dell’economia di mercato, misurata dal PIL, come principale strumento per migliorare il benessere umano. Aveva senso, in quel contesto, pensare all’economia solo in termini di beni commercializzati e servizi e di considerare l’obiettivo in termini di crescita della quantità di beni e di servizi prodotti e consumati.
Ma il mondo è cambiato drammaticamente. Adesso viviamo in un mondo relativamente pieno di uomini e del loro capitale di infrastrutture. In questo nuovo contesto dobbiamo innanzi tutto ricordarci che l’obiettivo dell’economia è di migliorare in modo sostenibile il benessere umano e la qualità della vita. Dobbiamo ricordarci che il consumo materiale e il PIL sono semplicemente mezzi per quel fine, non fine in sé stessi. Dobbiamo riconoscere, come ci dice sia la saggezza antica che la nuova ricerca psicologica, che il consumo materiale, oltre il bisogno reale, può veramente ridurre il benessere. Dobbiamo capire meglio che cosa contribuisce davvero al benessere umano sostenibile e riconoscere il contributo sostanziale del capitale naturale e sociale che in molti paesi oggi sono i fattori limitativi. Dobbiamo essere capaci di distinguere tra povertà vera in termini di bassa qualità della vita, e il semplice reddito basso. Infine, dobbiamo creare un nuovo modello di economia e sviluppo che riconosca il nuovo contesto mondiale e la nuova visione.
Questo nuovo modello di sviluppo si baserebbe chiaramente sull’obiettivo di un benessere sostenibile. E userebbe delle misure per il progresso che riconoscano questo obiettivo. Riconoscerebbe l’importanza della sostenibilità ecologica, della giustizia sociale e della vera efficienza economica e che esistono limiti biofisici reali all’espansione dell’economia di mercato.
La giustizia sociale implica riconoscere che la distribuzione della ricchezza è un fattore importante del capitale sociale e della qualità della vita. Il modello convenzionale ha accettato il presupposto che il modo migliore per aumentare il benessere è la crescita del consumo commercializzato come indica il PIL. Questo tipo di crescita non ha migliorato il benessere sociale per tutti ed è necessario porre l’attenzione sulla distribuzione. Come afferma Robert Frank nel suo ultimo libro Falling Behind: How Rising Inequality Harms the Middle Class, la crescita economica, oltre un certo punto cambia il contesto del consumo e costringe ciascuno a consumare troppi beni di posizione (come case e automobili) a spese dei beni e dei servizi non commercializzati che derivano dal capitale naturale e sociale. La spinta a consumare più beni di posizione porta la gente ad andare oltre la propria capacità per acquistare case più grandi e costose, alimentando la speculazione edilizia. Alimentando anche la crescente disuguaglianza dei redditi che riduce il benessere sociale non solo dei poveri ma di tutti.
La vera efficienza economica implica l’inclusione di tutte le risorse che riguardano il benessere umano sostenibile nel sistema della distribuzione. Il nostro sistema di distribuzione esclude la maggior parte dei beni che costituiscono il capitale naturale e sociale e dei servizi che contribuiscono in modo essenziale al benessere umano.
Il modello attuale ignora tutto ciò e perciò non raggiunge l’efficienza economica reale. Un nuovo modello economico ecologico e sostenibile misura e include i contributi provenienti dal capitale naturale e sociale e pertanto può avvicinarsi di più alla reale efficienza economica.
Il nuovo modello riconosce anche la necessità di una complessa gamma di norme sui diritti di proprietà, per amministrare in modo adeguato tutta la gamma delle risorse che contribuiscono al benessere dell’uomo.
Per esempio, la maggior parte dei beni naturali e sociali sono pubblici. Farli diventare proprietà privata non funziona molto bene. D’altra parte, anche lasciarli come risorse a libero accesso (senza diritti di proprietà) non funziona.
Quello che serve è un terzo modo per trasformarle in proprietà senza privatizzarle. A questo fine sono stati proposti sistemi nuovi e vecchi di diritto della proprietà comune. Anche il ruolo del governo deve essere reinventato. Oltre a regolare e a definire le politiche economiche del mercato privato ha un ruolo significativo da svolgere che è quello di espandere il settore della collettività che può ricevere la proprietà e amministrare i beni non commercializzati naturali e sociali. Inoltre ha un ruolo importante di mediatore dello sviluppo sociale di una visione condivisa di quello che potrebbe essere un futuro sostenibile e desiderabile.
Una forte democrazia fondata sullo sviluppo di una visione condivisa è un pre-requisito essenziale per costruire un futuro sostenibile e desiderabile. (Tom Prugh, Robert Costanza e Herman Daly, The Local Politics of Global Sustainability)
Conclusione
La soluzione a lungo termine alla crisi finanziaria è perciò quella di andare oltre il modello della “crescita a tutti i costi” verso un modello che tenga conto dei reali costi e benefici della crescita. Possiamo interrompere la nostra dipendenza dai combustibili fossili, dal consumo smodato e dall’attuale modello economico e creare un futuro sostenibile che abbia come centro la qualità della vita piuttosto che la quantità dei consumi. Non sarà facile: richiederà una nuova visione, nuovi parametri e nuove istituzioni. Richiederà di ri-progettare la nostra società intera. Ma interrompere questa dipendenza non comporterà il sacrificio della qualità della vita. Al contrario, sarà un sacrificio non farlo.
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