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AIA Education:
Che cosa si deve fare?
Conferenza sulla Sostenibilità in Architettura
e nell’Educazione Superiore.
La
sostenibilità è un’etica, come l’eccellenza
del progetto. |
Selezione dei testi inviati al Cal State Pomona
il 27 Febbraio 2007. Ciascuno affronta la sostenibilità in
architettura e il curriculum architettonico del XXI secolo, rispondendo
alla domanda: “Che cosa si deve fare?”
traduzione di Franca Bossalino
Bruce E. Blackmer,
FAIA
NAC Architecture
Ho certamente delle opinioni sull’argomento, ma sono qui principalmente
per imparare ed essere influenzato da ciascuno di voi, perciò
prendete i miei commenti per quello che sono: prospettive che riflettono
il mio pensiero prima di venire educato da voi.
Non dobbiamo essere tanto arroganti o ingenui da pensare di poter
fermare il riscaldamento globale. Il pendolo del cambiamento climatico
si muoverà dall’età glaciale al riscaldamento
e indietro di nuovo. Il genere umano per ignoranza e necessità
ha aumentato l’ampiezza del movimento del pendolo, invece
che diminuirla.
Perciò che cosa possiamo fare? Possiamo concentrarci su due
cose:
-possiamo ridurre l’ampiezza del movimento del pendolo mitigando
le azioni dannose e riducendo l’uso delle tecniche che abbiamo
impiegato nel passato- ancora e troppo spesso in uso- che contribuiscono
all’accellerazione del riscaldamento globale;
-possiamo prepararci all’adattamento in un mondo che farà
esperienza degli impatti del riscaldamento globale.
Non mi è mai piaciuta particolarmente la parola ‘sostenibilità’:
più che di sostegno, abbiamo bisogno di prosperare. Dobbiamo
integrare di più la conoscenza e la disciplina dell’ecologia
nel processo di progettazione dell’ambiente costruito.
Il LEED è stato uno strumento utile ma… in fondo, quando
misuriamo il successo non c’è bisogno di mettere tutte
le nostre ‘uova’ nel ‘cestino’ secondo le
normative… l’approccio normativo, costituisce un primo
passo importante ed efficace , tuttavia, alla fine può diventare
un ostacolo al raggiungimento delle prestazioni reali che dobbiamo
perseguire. Personalmente, ho testimoniato a favore dell’introduzione
del LEED come riferimento normativo per il progetto delle strutture
pubbliche nello Stato di Washington. E’ uno strumento efficace
per fare significativi passi in avanti nella riduzione dei gas serra.
Ma, in fondo, è uno strumento normativo basato sul consenso
che può solo farci ottenere risultati modesti. Per raggiungere
livelli consistenti delle nostre azioni orientate verso l’azzeramento
del consumo di combustibili fossili, è necessario passare
alla misurazione delle prestazioni basate sulla ricerca che sono
unicamente sintonizzate sulla specificità climatica ed ecologica
di ogni micro-ambiente in cui lavoriamo.
Che cosa significa questo per l’educazione in Architettura?
I) Per ridurre l’ampiezza del pendolo del riscaldamento globale:
1- Dobbiamo conoscere precisamente qual’ é l’
impatto sull’ambiente derivante dalla nostra attività
progettuale e costruttiva.
2- Abbiamo bisogno di una ricerca approfondita e in collaborazione
con le scienze della biologia e dell’ecologia, per capire
come sintonizzare i nostri interventi architettonici con i micro-cosmi
unici del sito, del clima e dell’ambiente.
3- Dobbiamo passare dagli approcci alle sfide ambientali di tipo
normativo, a una conoscenza quantificabile basata sulla prestazione.
.
II) Per prepararci all’adattamento della civiltà all’altalena
del pendolo climatico:
1-Dobbiamo migliorare la conoscenza delle strategie della pianificazione
urbana e regionale che spostano gli investimenti, lontano dai siti
vulnerabili e verso le località che possono adattarsi alle
conseguenze, prevedibili e imprevedibili, del riscaldamento globale;
2-Dobbiamo capire come progettare meglio per contrastare le catastrofi
provocate dal clima e da altre forze distruttive;
3-Dobbiamo capire come diventare il punto di riferimento nell’affrontare
la distruzione che può seguire agli eventi catastrofici.
4-Infine, per affrontare il futuro della nostra Terra nei nostri
curricula, non dobbiamo soccombere alla tentazione di inculcare
risposte che derivano dalla saggezza convenzionale e dagli strumenti
normativi ma, piuttosto, dobbiamo radicare in essi i principi fondamentali
e ispirare la ricerca di una conoscenza più profonda necessaria
ad affrontare le sfide del cambiamento globale come parte del nostro
compito educativo.
Thomas Fisher, AIA
University of Minnesota
1-Per portare l’attenzione delle facoltà sulla sostenibilità
nel curriculum si debbono raccogliere informazioni sulle scuole
come parte delle procedure di accreditamento o di valutazione.
Le informazioni includono:
-corsi trans-disciplinari sulla sostenibilità
-corsi richiesti sulla sostenibilità
-orsi opzionali sulla sostenibilità
-laboratori focalizzati sulla sostenibilità
-coinvolgimento della facoltà in AIA-COTE, LEED etc
-edifici della facoltà con certificazione LEED
-attività ambientali in facoltà
-esistenza di edifici verdi nel campus .
-lauree in sostenibilità Master e Dottorati.
-conferenze sulla sostenibilità negli ultimi cinque anni.
-lezioni sulla sostenibilità
2-Le scuole debbono fare pressione sulle loro istituzioni e sulle
regioni affinché si preparino alle drammatiche riduzioni
dei gas serra che saranno richieste nei prossimi dieci anni.
3-Dobbiamo insegnare agli studenti e imparare noi stessi, in che
modo progettare un ambiente costruito più flessibile. La
nostra attenzione è rivolta troppo all’efficienza piuttosto
che alla flessibilità, nonostante quest’ultima possa
essere più importante di fronte a un cambiamento improvviso
e distruttivo.
L’ecologo Crawford Holling ha dimostrato come la natura funzioni
in cicli di adattamento:
• L’aumento di efficienza e connessione porta a una
minore flessibilità negli ecosistemi, rendendo impossibile
l’adattamento a cambiamenti improvvisi.
• Se sono meno efficienti e meno connessi, potrebbero collassare
ma, essendo più flessibili, il ciclo ricomincia.
4-Dobbiamo concentrarci di più sul modo in cui ci adatteremo
al cambiamento catastrofico e meno sui progressi incrementali. Oggi
esistono alcuni detonatori per un collasso globale:
• Il caos nel Medio Oriente combinato che un rapido aumento
nella domanda di petrolio, mentre le riserve diminuiscono.
• La crescita esponenziale della popolazione umana combinata
con la possibilità di pandemie globali
• Le tempeste sempre più frequenti di proporzioni sempre
maggiori e l’aumento del livello dei mari combinate con l’aumento
della popolazione che vive nelle aree vulnerabili.
• La rapida estinzione delle specie combinate con la nostra
dipendenza da quattro impianti per la maggior parte dei nostri alimenti.
• Tutto ciò è probabile che avvenga nei prossimi
dieci anni e gli architetti debbono aiutare sia i loro committenti
che le comunità a prepararsi.
5-Dobbiamo immaginare una nuova forma della nostra professione e
un nuovo modo di preparare i nostri studenti, basato meno sul modello
della professione medica e più sul modello della salute pubblica
La domanda maggiore dei servizi dell’architetto verrà
da coloro che ancora non possono permetterselo.
• I clienti tradizionali , in gran parte, scompariranno col
collasso delle loro ricchezze
• Ci saranno dovunque nuovi clienti: i poveri, i senzatetto,
la gente sola, i sopravvissuti.
Ci saranno enormi quantità di denaro per l’emergenza
e per la ricostruzione. Gli architetti saranno necessari non solo
nella progettazione di strutture e di comunità ma nel coordinare
gruppi di discipline diverse che avranno bisogno di lavorare insieme
in modi nuovi e più flessibili.
Judith Sheine, RA
California State Polytechnic University
In meno di un decennio la conoscenza della ‘sostenibilità’
sarà considerata- nell’educazione in architettura-
una conoscenza fondamentale come quella delle strutture o dei tradizionali
controlli ambientali (è già una delle condizioni del
NAAB).
Mentre si sta sostituendo l’uso di Autocad con BIM, il LEED
o qualche altro sistema di valutazione diventeranno lo standard
dell’industria e verranno sostituiti a loro volta da standard
più sofisticati.
Le scuole d’architettura dovranno stare al passo con il progresso
dell’industria e guidarlo. Pertanto, la sostenibilità
deve essere inserita nel cuore del curriculum, a cominciare dal
primo anno, sia nelle lezioni che nei laboratori e rafforzata lungo
il curriculum.
Ciò metterà in grado gli studenti e i docenti interessati
a seguire le aree più avanzate compresa quella della ricerca
negli anni successivi, sia nei programmi del primo livello di laurea
(CPP corsi del 1°, 2° e 3° anno in B.A.) che in quelli
post-laurea (M.A.)
1. Mentre alcune scuole adesso offrono alle Facoltà
il tirocinio BIM (Digital Media Training), qualcuna di loro offrirà
il tirocinio nella sostenibilità in modo tale che possa essere
inserita nei corsi con maggiore successo.
2. Le scuole debbono convincere le loro Università
ad adottare standard verdi e a costruire progetti dimostrativi che
mostrano il potenziale delle tecniche più sperimentali del
risparmio energetico. (CPP - LCRS – il progetto Tijuana e
altri – e le aule riciclate come residenza a basso costo per
i docenti della facoltà)
Anne Schopf, FAIA
Mahlum Architects
Priorità per il curriculum:
1. Lo studio in profondità dei sistemi biologici che includa
l’energia del sole, il vento, l’acqua e il loro impatto
sui sistemi costruiti.
2. Gli studenti dovrebbero essere coinvolti nel lavoro con discipline
associate (paesaggio, pianificazione e ingegneria) per portare avanti
il pensiero più recente, nei rispettivi campi, in un forum
comune e stimolante per il pensiero. Il forum potrebbe essere idealmente
sarebbe un ambiente di studio che alimenterebbe le soluzioni più
profonde per i problemi complessi.
3. Materiali e tecnologie dovrebbero abbracciare le tendenze storiche
e quelle emergenti.
4. Le valutazioni del ‘dopo- occupazione’ (degli edifici,
del quartiere etc.) possono costituire uno strumento potente che
può anche fare da ponte tra l’accademia e la professione.
5. Creazione di pensatori individuali dalla mente aperta, curiosi
che possano identificare muovi approcci ai problemi in un’organizzazione
collaborativi e dinamica
Jonathan Bahe, AIA
President AIAS (American Institute of Architecture Students)
Se l’educazione in architettura è, e continua ad essere,
l’educazione dello studente a pensare i problemi olisticamente,
e se l’educazione accreditata, in particolare, ha come obiettivo
quello di preparare gli studenti all’ingresso nella professione,
è imperativo che si cominci a includere il progetto sostenibile
ed ecologico in tutti gli aspetti dell’educazione dell’architetto.
Siamo fermamente convinti che gli anni che verranno saranno portatori
di una enorme quantità di opportunità e di responsabilità
sia per la professione che per l’accademia, qualora scegliesse
di agire. E’ tempo che i professionisti sostengano con passione
il pensiero lungimirante per una professione migliore.
Stiamo entrando in un periodo di consapevolezza senza precedenti
del tema del cambiamento globale e della sostenibilità. Noi
sappiamo che almeno il 50% delle emissioni di carbonio sono dovute
direttamente all’industria delle costruzioni. dell’AEC.
Come professionisti dobbiamo educare noi stessi e il pubblico che
serviamo, sui temi della sostenibilità e del progetto ecologico.
Questo è un tema di grandissima importanza per i fondamenti
della professione e dell’educazione dell’architetto.
I professionisti dovrebbero essere obbligati a mettere la sostenibilità
al primo posto, e considerarla un tema che ha a che fare con la
salute e il benessere.
Gli educatori debbono sentirsi incoraggiati delle opportunità
che la sostenibilità offre, di sviluppare il pensiero e la
ricerca.
Agli studenti si debbono insegnare i principi della sostenibilità
fin dall’inizio della loro educazione.
La configurazione della forma e dello spazio, la relazione tra forma
e funzione e i principi di Vitruvio della stabilità, dell’utilità
e della bellezza debbono essere arricchiti con un messaggio che
riguarda l’ecologia, la responsabilità globale e le
tecnologie emergenti.
Non possiamo aspettare che questo messaggio venga udito.
Gli studenti debbono essere educati adesso a progettare e costruire
edifici che rispondano all’Imperativo 2030, poiché
sarà la prossima generazione di architetti e di leader delle
comunità che realizzeranno veramente questa visione. Una
parte molto importante della missione dell’AIAS consiste nel
promuovere l’eccellenza nell’educazione, nel tirocinio
e nella professione dell’Architettura. Per alcuni anni abbiamo
offerto ai nostri membri qualche occasione, riguardo all’educazione
alla progettazione sostenibile e all’approccio ecologico all’ambiente
costruito. A partire dal 2006 abbiamo istituito una Associazione
per la Specializzazione di Area (MSA) focalizzata sulla sostenibilità.
Questa fornisce ai membri interessati le informazioni sulla professione
sostenibile,in particolare, attraverso una recente collaborazione
con il Comitato sull’Ambiente dell’A.I.A.
In tutti i concorsi di progettazione riservati agli studenti richiediamo
anche ai nostri membri e agli altri, di tenere conto sopratutto
dei principi del progetto sostenibile. Questo è un fattore
chiave per la giuria di questi concorsi. Al Forum che è il
congresso annuale dell’AIAS, organizziamo seminari, visite
e conferenze di relatori che hanno esperienza pratica del progetto
ecologico.
E’ arrivato il momento per la professione e per l’accademia
di rinnovare la loro attenzione all’insegnamento e alla realizzazione
di progetti sostenibili.
Gli architetti hanno la grande opportunità di riconquistare
una posizione di rilievo come difensori delle comunità, dell’ambiente
costruito e del nostro pianeta. Questa conferenza avrà un
ruolo chiave nella trasformazione del futuro dell’educazione
dell’architetto, poiché tutti noi ci stiamo preparando
al NAAB ARC nel 2008. Grazie per averci dato l’occasione di
partecipare a questo evento : noi ci battiamo per promuovere, alimentare,
arricchire e organizzare i nostri studenti ad essere futuri architetti
progettisti di edifici ecologici e di comunità sostenibili.
Pablo La Roche, Phd AIA
California State Polytechnic University
Il potere del Progetto di Architettura Verde nella riduzione
delle emissioni di CO2.
La sostenibilità degli edifici è un tema vasto che
comprende l’energia, IAQ (Qualità dell’aria negli
Interni), acqua, materiali e sito. Tutti sono importanti, ma gli
edifici sono responsabili del 48% del consumo energetico annuale
e delle emissioni di gas serra e del76% dell’energia elettrica
consumata negli Stati Uniti. (Architecture 2030, 2006). Pertanto,
i progettisti dovrebbero sapere come controllare e regolare il movimento
dell’energia verso l’edificio, nell’edificio e
dall’edificio nelle sue differenti forme: conduzione, radiazione
e convezione, raffreddamento d’estate e riscaldamento d’inverno.
I Corsi di Controllo Ambientale debbono abbandonare l’enfasi
sul progetto e sul dimensionamento dei sistemi di raffreddamento
e di riscaldamento meccanici e rivolgere la loro attenzione alla
realizzazione di strategie di progetto per raffreddare e riscaldare
un edificio con i mezzi naturali.
Gli studenti dovrebbero imparare a manipolare la costruzione dell’edificio
e i materiali per portare l’energia dove serve, per riscaldare
e raffreddare: il riscaldamento e il raffreddamento passivo sono
molto più che semplicemente efficienti dal punto di vista
energetico.
Lo studente deve capire l’importanza del sole come generatore
di tutte le fonti di energia.
1) Un corso di Controllo Ambientale deve comprendere:
- L’analisi del clima. Come sviluppare strategie progettuali
adatte ai differenti climi. Strumenti grafici e strumenti digitali
per l’analisi del clima. Geometria solare: progettare per
ottimizzare la radiazione solare all’interno dell’edificio
quando serve e bloccarla quando non serve.
- Il benessere termico. Il benessere adattivo è un concetto
importante. Non esiste una zona di benessere prestabilita e possiamo
adattarlo a una vasta gamma di temperature quando siamo all’interno
di edifici ventilati naturalmente.
- L’edificio. L’edificio come regolatore degli scambi
energetici con l’ambiente circostante:convezione, radiazione
e conduzione. Come ridurre o aumentare questi guadagni: controllo
delle forze del sole e del vento.
- Luce
- Suono
- Energie rinnovabili. Quando l’energia è necessaria
L’Energia è calore, ma è anche luce e suono.
Lo studente deve capire le loro relazioni( es: effetti della radiazione
solare sulla temperature e sui livelli di illuminazione)
2- Realizzazione del progetto nei Corsi Teorici e nei Corsi di Progettazione
I corsi teorici : dovrebbero affrontare problemi progettuali in
cui gli studenti concretizzano i concetti che hanno imparato. Almeno
all’inizio questi esercizi dovrebbero essere fatti costruendo
con le proprie mani. Gli studenti imparano molto costruendo direttamente,
facendo esperienza delle energie del sole e della natura con il
proprio corpo. Un esempio: un piccolo spazio che costruiscono realmente
e controllano- in cui debbono provvedere al benessere termico senza
sistemi meccanici. Vince lo spazio che ha totalizzato il maggior
numero di ore di benessere.
I corsi di progettazione: lo studente dovrebbe dimostrare la prestazione
e la validità delle sue idee. Alcuni strumenti semplici analogici
per dimostrare queste idee sono i tunnel del vento e i modelli con
le meridiane. Più avanti, possono passare agli strumenti
digitali per quantificare la radiazione solare, la temperatura e
i livelli di illuminazione. Questo porta un sistema di misura per
valutare la sostenibilità attraverso l’applicazione
di sistemi di valutazione come Green Globe o LEED o l’uso
di metodi elaborati in loco per risolvere problemi specifici.
3-La ricerca nel ‘passivo solare’ dovrebbe essere fortemente
sostenuta.
L’architettura del passivo solare è un potente meccanismo
per ridurre le emissioni di C02. Per raffreddare e riscaldare un
edificio usa soltanto l’energia solare e dissipatori di calore
naturali. In molti climi un edificio non avrà bisogno di
energia aggiuntai. il solare passivo non ha effetti collaterali
negativi. E’importante rendere i sistemi passivi più
efficienti.
Sono convinto che possano funzionare meglio inserendo piccoli regolatori
che consentano di operare in tempo reale secondo le relazioni tra
i sistemi e l’ambiente naturale. Il passivo solare potrebbe
provvedere al raffreddamento e al riscaldamento in molte regioni
climatiche.
Un’idea: l’AIA potrebbe elaborare una mappa delle regioni
climatiche simile a quella fatta molti anni fa, ma che adesso potrebbe
indicare le riduzioni potenziali di CO2 attraverso strategie diverse
e la applicabilità del raffreddamento e riscaldamento passivi.
4-Promuovere un Concorso 2030 riservato agli studenti per un’edificio
(casa) a basso consumo energetico e a basso impatto ambientale.
L’obiettivo principale sarebbe quello di ottenere il benessere
termico all’interno dell’edificio con poca o niente
energia usando solo i mezzi dell’architettura. L’energia
fornita dovrebbe essere non più del 20% dell’energia
totale di un edificio tipico e, naturalmente, rinnovabile. Il costo
di costruzione dovrebbe stare al di sotto di un costo stabilito
per promuovere l’uso dei materiali riciclati.
Il modo migliore di ottenere la carbon neutrality è innanzi
tutto, non usare l’energia. il progettista ha il potere di
farlo.
Mary Guzowski
University of Minnesota
L’educazione al progetto ecologico.
Come possiamo costruire e dare vita al sogno emergente di un futuro
ecologico?
Le priorità del processo:
1-Il patto ecologico: il processo di definizione dell’educazione
ecologica al progetto deve diventare intenzionale. E deve essere
fatto nella comunità.Dobbiamo concordare sui valori, sulle
priorità, sulle azioni da intraprendere per portare avanti
l’educazione ecologica e la professione. Dobbiamo definire
un terreno comune (non soltanto di mischiare i corsi) L’atto
pubblico della discussione e del discernimento è essenziale.
I nostri sogni sono la base delle nostre parole e delle nostre azioni.
Abbiamo bisogno di processi che coinvolgano la comunità.
Abbiamo bisogno di un patto ecologico, di una promessa per i nostri
studenti, per la disciplina e per la stessa Terra.
2-La visione ecologica: dobbiamo analizzare le nostre visioni del
futuro, comuni e individuali. Che cosa ci interessa di più?
Che cosa abbiamo in comune? Che cosa vogliamo seminare nella comunità?
I nostri campi sono fertili? Possono sostenere la vita? Che cosa
stiamo coltivando in questa o quella comunità? Ci sono delle
connessioni ecologiche tra aspetti apparentemente disparati dell’educazione
architettonica? Che cosa stiamo cercando di fare oggi, domani e
nel futuro?
3-L’integrazione del processo ecologico: l’educazione
al progetto ecologico deve essere considerata da tutti; non è
soltanto il dominio di un’area specializzata del curriculum.
Nonostante l’educazione al progetto ecologico possa influenzare
alcuni aspetti del curriculum più profondamente di altri,
tutti dobbiamo discutere sul modo in cui dovrebbe essere integrata
nell’educazione progettuale. L’educazione ecologica
non può essere più considerata dominio di pochi; la
salute del pianeta e delle nostre istituzioni riguarda tutti.
4-L’equilibrio ecologico: il progetto ecologico non dovrebbe
rimpiazzare né oscurare i molti obiettivi importanti e le
aspirazioni dell’educazione architettonica, ma dovrebbe definire
il suo posto appropriato nel curriculum. L’urgenza posta dalla
crisi ecologica deve essere riconosciuta. Noi dovremmo, come comunità,
prendere posizione a favore della Terra. L’ampiezza e la profondità
della situazione ecologica richiede una comprensione profonda di
tutti gli aspetti della professione e delle competenze delle altre
discipline. Abbiamo bisogno di poeti, di artisti, di teorici, di
storici, di tecnologi e di visionari che ci aiutino a progettare
per un futuro sostenibile.
5-Il contenuto e il processo ecologico: il progetto ecologico non
riguarda soltanto quello che insegniamo, ma come lo insegniamo e
chi siamo come docenti e discenti. I principi fondamentali dell’ecologia
possono e dovrebbero informare l’educazione progettuale,che
deve includere: l’interdipendenza, la sostenibilità,
i cicli ecologici, i flussi energetici, la collaborazione, la flessibilità,
la diversità e la co-evoluzione.
Le priorità nelle azioni:
1. Adottare l’Imperativo 2010
2. Stabilire una serie di obiettivi ecologici e impegnarsi a raggiungerli.
3. Definire azioni tangibili e intraprenderle oggi, domani e nel
futuro.
4. Trovare nuovi alleati (fuori delle università)
5. Creare e condividere risorse, strategie e strumenti
6. Conoscere le proprie impronte ecologiche e cercare di fare qualcosa
(e aiutare gli altri a fare lo stesso.)
7. Connettersi al luogo in modo significativo
8. Mantenere un senso di urgenza e di speranza.
9. Non aspettare fino a domani
Douglas Kelbaugh, FAIA
University of Michigan
Questa crisi energetico/ambientale è la nostra seconda occasione
per fare la cosa giusta…in generale e nella professione, nella
pratica, nella teoria e nell’educazione degli architetti.
Siamo fortunati ad avere una pausa, perché una generazione
fa non abbiamo fatto tanto bene come avremmo potuto, dopo che qualche
libro importante e l’embargo del petrolio ci avevano avvisato.
Questa volta la posta è più alta, i rischi peggiori
e la situazione più pesante. Ma noi siamo scientificamente
più intelligenti, tecnologicamente più sofisticati
e forse politicamente più saggi. C’è anche una
maggiore copertura dei media e apparentemente un maggiore interesse
popolare in tutto il mondo. Si ha la sensazione che sia più
internazionale e addirittura globale. Come avremmo potuto avere
un maggiore impatto negli anni ’70 e ’80? Prima della
destra di Reagan, l’industria del petrolio e il mercato libero
ci hanno tolto il tappeto da sotto i piedi.
Certamente è stato fatto qualche progresso e importanti scoperte,
molte delle quali positive. C’era, a dire il vero, un movimento
ambientale popolare e populista forte che radunava regolarmente
oltre mille partecipanti per le sue conferenze, regionali e nazionali.
Furono costruiti molti edifici solari attivi e passivi, istituiti
molti corsi e pubblicati molti scritti.
Ci furono moltissimi cambiamenti nel curriculum nelle nostre scuole
di architettura e nelle università perfino qualche nuovo
programma di laurea, come pure nel K-12 e nei programmi e nei seminari
professionali dell’AIA. Qualcuno di questi cambiamenti culturali
e il senso dell’imperativo ecologico, attaccarono specialmente
nel sud-ovest e nel nord-est del Pacifico, sebbene ogni regione
avesse i suoi eroici sostenitori e i suoi professionisti.
Gran parte dell’architettura solare era mediocre, nel migliore
dei casi, come alcune eccezioni prodotte da un gruppetto di studi.
Spesso erano espressioni oppressive di diagrammi energetici. La
loro limitata raffinatezza ha conferito al movimento una cattiva
reputazione, nonostante sia da dubitare che gli ‘star-architects’-scettici
allora come oggi- si fossero veramente convertiti.
Una grave insufficienza fu la mancanza di un discorso teorico che
fosse propriamente architettonico, un demerito costoso nel culminante
fiorire della filosofia europea del dirottamento della teoria del
progetto. Fu considerata da molti un altro espediente tecnico da
aggiungere all’elenco delle variabili e delle costanti del
progetto, un carico ulteriore che avrebbero portato sulle spalle
i consulenti specialisti che, come dice l’eminenza grigia
Philip Johnson, sono pagati in sterline.
Poiché non attrasse i progettisti di talento più affermati,fu
relegata in uno stato di seconda classe- almeno è questa
la sensazione che avemmo all’epoca…
Allora, come eviteremo noi di fare ancora una volta questo errore?
Diventando più teorici? Non esattamente- perché i
due decenni in cui ci siamo abbuffati di teorie rarefatta stanno
lentamente lasciando la strada, nelle nostre scuole, a una cultura
più pratica e fondata sulla pratica. Grazie a Dio!
Ma non buttiamo via il bambino con l’acqua calda e non esageriamo
con il pragmatismo. Pensate davvero che potremmo, per una volta
soltanto, fermare il pendolo dei nostri interessi e delle nostre
opinioni nel mezzo, dove, per esempio, teoria e pratica si trovano
(Dio ci salvi!) in equilibrio? E dove tutte e due sono impregnate
di un salutare apprezzamento delle sfide e delle opportunità
offerte dalla progettazione e dalla pianificazione ispirate all’ecologia,
all’ambiente e all’energia? Il percorso non sarà
saturo di teoria né dominato dalla pratica. Dovrà
essere un amalgama dei due con un fulcro galleggiante.
Credo che, adesso stia germogliando un’opportunità
di portare in primo piano due temi scottanti. Sia il progetto sostenibile
che il progetto urbano possono catturare l’immaginazione e
l’interesse degli studenti e di molte facoltà.
Il nostro college ha ospitato, a gennaio, la conferenza centennale
sul tema “Luogo globale: pratica, politica e la polis”,
in cui partecipò una grande varietà di esponenti delle
aree geografiche, professionali e accademiche e in cui, dalla rumorosa
e accesa discussione emerse un chiaro segnale. Cioè che ci
sono due principali sfide, tra le molte che stanno di fronte alla
nostra professione e alla nostra disciplina : la prima è
quella della veloce urbanizzazione della metà degli attuali
6 miliardi di uomini e dei prossimi tre miliardi con tutti i relativi
problemi di giustizia socile, geo-politica ed economica; la seconda
è quella del cambiamento del clima globale che forse dovremmo
chiamare “clima globale e cambiamento ecologico”, considerati
gli imminenti cambiamenti nei complicatissimi e interconnessi eco-sistemi
da cui la nostra specie e milioni di altre specie dipendono.
Ci sono tecniche e tecnologie dell’energia rinnovabile che
sono sensazionali e, cosa altrettanto promettente, gli architetti
e i pianificatori possono ridurre la nostra impronta ecologica riducendo
il bisogno di una maggiore quantità di energia, di spazio
costruito, di trasporti su gomma, di risorse naturali e di risorse
umane.
Questi e altri temi affini debbono riempire il “vuoto accademico”
che si apre man mano che il progetto della “teoria critica”
si sgonfia (e di aria ne ha tanta) di fronte ad altri temi che stanno
venendo alla ribalta come “l’ambiente, l’atmosfera
e l’esperienza” o altre questioni semifrivole che potrebbero
catturare l’attenzione dei docenti della vostra scuola.
I nostri figli e i nostri nipoti vivranno in una biosfera diversa
su un pianeta più stressato. Noi possiamo e dobbiamo, comunque,
prevenire gli eventi peggiori, quelli che abbatteranno la maggior
parte delle specie e che provocheranno conseguenze sconosciute e
non conoscibili. E , cosa più positiva ed eccitante, noi
possiamo veramente invertire la spirale verso il basso di qualche
processo e correggere qualche tendenza.
Margot McDonald, AIA, LEED-AP
California State Polytechnic University
Ci sono due argomenti di cui bisogna tener conto nel principali
nel progettare un nuovo curriculum :
Che cosa insegniamo?
Come insegniamo?
Nell’elaborare il curriculum ideale per l’alfabetizzazione
ecologica e il progetto sostenibile (SEDE) abbiamo distillato il
“che cosa” nella Bozza degli Argomenti (http://www.calpoly.edu/~sede/topics.html)
e il “come” in alcuni punti chiave riferiti alla formazione
degli studenti. Il nostro prossimo passo in quanto gruppo che si
occupa dei professionisti e della formazione degli studenti è
quello di educare gli educatori in una specie di campo di addestramento
eco-logico in modo che gradualmente possano acquisire sicurezza
nell’impegnare i loro studenti sui temi della sostenibilità.
Gli stessi studenti che sono sempre più avanti, apprezzeranno
la guida (e soprattutto l’accettazione) dei loro professori,
nel percorso verso la progettazione sostenibile e continueranno
la loro ricerca non-sequenziale, informale delle informazioni di
cui hanno bisogno per il progetto dell’ambiente.
I fondamenti per il curriculum della progettazione ambientale sostenibile,
incorporano molti modelli pedagogici ma dovrebbero, in particolare,
comprendere un insegnamento basato sul luogo, orientato ai problemi
e partecipato.
1)- L’insegnamento basato sul luogo richiede la conoscenza
delle condizioni del sito e delle loro relazioni con la micro e
la macro scala. Questo riguarda le condizioni ecologiche come pure
le condizioni socio-culturali, economiche ed estetiche.
2)- L’insegnamento orientato ai problemi rivela il vantaggio
di lavorare con un insieme reale, concreto e complesso di circostanze
piuttosto che avere a che fare con un mondo puro, astratto e semplificato.
3)- L’insegnamento partecipato richiede l’immersione
fisica e mentale in un contesto educativo di studio basato sul luogo
e orientato ai problemi.
Daniel Pearl
University of Montreal
Rendere verde il curriculum: iniziative canadesi.
Educazione sostenibile in Architettura: temi critici sui quali discutere.
1-Facilitare il più possibile il Processo Progettuale Integrato
(IDP Integrated Design Process).
2- Elaborare una prospettiva critica sulle iniziative unidimensionali
o monocromatiche.
3-Sfocare i confini: La nostra fissazione sulla ‘semplicità’
contro la ‘confusione’-“Confusione e contestualismo”
Andare al di là gli attuali strumenti di valutazione in cerca
di una vita urbana sostenibile.
4-Incoraggiare il coinvolgimento e l’appropriazione dell’educazione
sostenibile da parte dei nostri colleghi della teoria e della storia
e dei Professori di Progettazione.
5- Avvicinare gli amministratori più potenti dell’università
e mobilitare il sostegno per un approccio duplice: dall’ alto
in basso e dal basso in alto.
6-Intersezione tra Pratica e Accademia.
Henry Siegel, FAIA
Siegel & Strain Architects
Quando parliamo di cose che si muovono- automobili, aereoplani-
la prestazione è una parte dell’equazione: è
veloce, si guida bene. E’ un’esperienza concreta e viscerale.
Nel caso degli edifici è molto più sottile e si sviluppa
in un tempo più lungo. E poi ha a che fare col benessere,
la luce, il suono, e non con il MPG o kBtu/sf.
Gli edifici non si muovono, naturalmente, o almeno non si muovono
perchè noi lo vogliamo. Quindi come facciamo a comunicare
a proposito della prestazione dell’edificio, con passione,
ai nostri studenti e ai nostri clienti?
Certamente possiamo parlare della poetica del luogo e del legame
con esso. Possiamo insegnare i principi del progetto basato sul
luogo e sul clima- una parte importante di qualunque programma.
Possiamo parlare anche di poetica della prestazione?
Credo che dobbiamo pensare a come insegnare anche questo. E dobbiamo
costruire più ponti tra la scienza del costruire e il progetto.
Il progetto basato sul luogo è un ponte, il benessere è
un altro.
Come facciamo a far entusiasmare gli studenti sugli edifici che
si connettono al luogo, alla natura, al clima? Sul progetto di edifici
staccati dalla rete elettrica? Come recuperare la performance- mondo
esclusivo degli ingegneri, attraverso il buon progetto solare? Come
incoraggiare interi sistemi di pensiero –il tipo di territorio
che Bill Reed sta esplorando?
Come incoraggiare a considerare i sistemi ecologici come modelli
per il progetto?
Noi sappiamo che dobbiamo porre maggiore enfasi su questi temi.
Mi chiedo anche quanto si parli, nell’area della scienza delle
costruzioni, dell’importanza del progetto: che non può
soltanto funzionare bene che non può solo essere un buon
progetto basato sul luogo, che per essere sostenibile deve anche
essere bello, come dice David Orr.
Noi intervistiamo giovani laureati di tutti i paesi che chiedono
di lavorare nel nostro studio, ed è interessante constatare
quanto diversa sia stata la loro formazione. Alcuni presentano progetti
fortemente teorici senza connessione col luogo o in qualche caso,
con l’abitare umano. Non li assumiamo. Altri mostrano progetti
radicati nel sito e pensati per un particolare luogo- è bello
quando si capisce che l’espressione del luogo e l’espressione
del clima sono state insegnate bene.
La collaborazione è un concetto chiave- tra le discipline
e i laboratori dei dipartimenti, con gli studenti di scienza delle
costruzioni, con gli ingegneri, con gli studenti di biologia (natural
resource).
Dobbiamo costruire reti che incoraggino e ispirino la collaborazione
tra le discipline.
Per questo ho alcune idee specifiche:
-Istituire gruppi di studenti di scienza delle costruzioni (ingegneria)
e di studenti di architettura nei laboratori introduttivi.
-Far partecipare gli insegnanti di scienza ai laboratori introduttivi.
-Insegnare a collaborare , come corso o parte di un corso.
Kim Tanzer, AIA
University of Florida
Associazione dei College di Architettura
Passi verso la sostenibilità
Premessa
Affinché l’architettura accademica sposi la sostenibilità,
dovrà andare oltre il tema dell’energia e degli altri
temi tipicamente inseriti nei corsi di tecnologia. Deve accogliere
il progetto eccellente, il paesaggio e gli insediamenti, i cicli
dei materiali e i cambiamenti nella professione.
Gli accademici debbono considerare in profondità che cosa
e come si insegna l’architettura. I cambiamenti verranno probabilmente
dagli studenti e dalla società.
Che cosa abbiamo fatto:
• Seminari dei docenti, conferenze, informazione anche alla
radio,task force on sustainability…etc (dal 1994 al 2004)
• Nel 2005 -2007: The Green Braid: Towards an architecture
of ecology, economy and equity (Verso un’architettura dell’ecologica,
dell’economica e dell’equità pubblicato da Routledge
Press (vedi testo originale).
Che cosa faremo:
1. Adozione del feed back continuo. Ri-pensare la valutazione post-occupazione
per incorporare l’invecchiamento, la prestazione dell’edificio,
l’utilità sociale, le risposte comportamentali e altre
misure critiche della sostenibilità a lungo termine.
2. Provare a fare le cose e abbandonare subito l’idea del
fallimento. Molti dei fallimenti di oggi erano risposte ben-intenzionate
alle crisi del passato. Dobbiamo agire rapidamente e tatticamente,
e senza paura del fallimento. I fallimenti, infatti, dovrebbero
essere condivisi e corretti per rafforzare la reputazione della
disciplina nella sfera pubblica.
3. Coinvolgere le imprese. Gli attuali modelli della professione
non avranno successo in un mondo cambiato. Dobbiamo reagire, immaginare
e costruire così velocemente come fanno gli inventori di
Google o di You Tube, ma con l’obiettivo di creare un mondo
adatto ai cittadini di domani.
E dopo…
Immaginate un insieme di reti da pesca come un insieme di linee
che si estendono all’infinito attraverso le dimensioni orizzontali
e verticali dello spazio. Poi aggiungete ulteriori reti che le incrociano
sulle diagonali. Immaginate un numero infinito di queste reti che
incrociano ogni piano dello spazio, In ogni nodo di ogni rete c’è
un gioiello sfaccettato che riflette tutti gli altri gioielli della
rete. Non c’è niente fuori della rete e niente che
non riverberi la sua presenza attraverso tutta la rete. Si chiama
‘La rete di Indra’ ecco come intendo la sostenibilità.
Ogni aspetto di ogni azione o architettonica o forma è un
gioiello. Dobbiamo cominciare a immaginare la rete e a creare riverberazioni
responsabili.
Keelan P. Kaiser, AIA
Judson College ACSA Board of Directors liaison for a Topics
Group on Sustainability
Il Gruppo dell’ACSA sul tema della Sostenibilità ha
identificato in modo informale i seguenti temi-chiave per affrontare
la sostenibilità nelle Condizioni e Procedure per l’Accreditamento
del NAAB:
-la sostenibilità è un valore, come la diversità,
che deve permeare tutte le decisioni, ed il pensiero progettuale
fino ad essere incorporata nella nostra sensibilità culturale
tanto da pensare che sia non etico o immorale fare altrimenti.
-la sostenibilità richiede una conoscenza profonda dei problemi
ecologici ed ambientali dello spazio costruito e i programmi debbono
sviluppare la capacità di affrontare questi problemi con
soluzioni ambientalmente responsabili.
-la sostenibilità non deve essere confusa con il progetto’verde’
o ‘energeticamente efficiente’ né come un insieme
di norme che producono effetti soltanto un po’ migliori
-la sostenibilità non dovrebbe essere considerata come una
componente separata e opzionale dello studio in architettura. Idealmente,
dovrebbe essere ‘spruzzata’ adeguatamente su tutte le
aree del curriculum che influenzeranno le decisioni del progetto.
-la sostenibilità dovrebbe essere radicata nella conoscenza
di base che gli studenti acquisiscono e non essere trattata come
una ‘opzione’
-la sostenibilità riguarda il mantenimento dei sistemi naturali
che sostengono la salute delle comunità umane e la diversità
della vita sul pianeta.
• Il cambiamento del curriculum è centrale per garantire
che ci siano laureati in architettura ecologicamente alfabetizzati
che possano mettere in pratica nuove abilità e competenze.
• Data la complessità del problema, la sostenibilità
dovrebbe essere intessuta nelle discipline piuttosto che trattata
come un argomento autonomo.
• I temi e le raccomandazioni fatte dalla task force dell’ACSA
sulla sostenibilità nel 2003 non sembra che siano stati applicati
e sono ancora un valido motivo di interesse.
• Virtualmente, uno dei 34 criteri delle line guida del NAAB
è implicitamente una misura/fattore della sostenibilità
in quanto sistema di valori profondamente radicato.
• La sfida è escogitare i mezzi con cui poterla integrare
nella cultura del progetto….
………dal momento che l’argomento che stiamo
discutendo riguarda sopratutto il cambiamento culturale, mi sembra
che dovrebbe essere misurato come tale.
Stephan Castellanos, FAIA
Quad Knopf
Alfabetizzazione ecologica
Che cosa è il progetto? Quale è l’impatto del
progetto sulle nostre vite, in che modo arricchisce le nostre comunità
e migliora il nostro ambiente?
Come professionisti, quando cerchiamo le soluzioni, abbiamo la responsabilità
di esercitare un ruolo più integrato nella società,
insieme ai cittadini, agli amministratori, ai clienti e all’industria.
Questo comporta un approccio che deve cominciare molto prima, nelle
prime fasi dell’educazione dei futuri cittadini e che prepara
i giovani ad affrontare meglio lo sviluppo dell’ambiente costruito,
qualunque sia il loro ruolo.
Si richiede anche un cambiamento di pensiero per quanto riguarda
il ruolo dell’architetto.
Che cos’è il progetto?
Come misuriamo i benefici del progetto?
Come possiamo cominciare a comunicare meglio tra le discipline?
Tutti questi cambiamenti nel comportamento, necessari per creare
un ambiente costruito più sostenibile, richiedono una maggiore
enfasi nel definire il nucleo dell’alfabetizzazione ecologica.
L’educazione in Architettura
Gli architetti si sono allontanati dalla pratica che costituiva
la loro forza maggiore. Col passare degli anni le aree chiave della
professione si sono trasformate in sotto specializzazioni tanto
è vero che adesso, gli architetti sono relegati al ruolo
di organizzatori dei gruppi di lavoro e di progettisti di involucri.
L’educazione al progetto deve riprendere un corso più
rigoroso, sviluppando nei giovani professionisti la capacità
di occuparsi delle aree chiave dello sviluppo delle soluzioni. Oggi,
il progetto si sta spostando rapidamente verso un’area che
riguarda la prestazione dell’edificio nel tempo. Quanto alla
professione è importante che gli architetti abbiano un ruolo
importante e siano coinvolti nella costruzione dell’ambiente
in un periodo in cui i livelli della prestazione sono misurati e
considerati come il principale valore del buon progetto.
Una maggiore integrazione con l’industria, con i clienti e
con i costruttori richiede anche un cambiamento del comportamento,
e questo si insegna, prima di tutto, nella accademia. Comunque,
gli architetti non possono collaborare pienamente in un processo
ridefinito, senza il rigore, la conoscenza e la saggezza che identificano
il carattere della professione.
L’importanza delle pratiche sostenibili
Una pratica fondata sulle strategie sostenibili, in un ambiente
integrato, sta rapidamente diventando lo standard specifico della
cura… è un costrutto etico che deve essere abbracciato
dalla professione dell’architetto. Se abbiamo fallito nella
professione è perché non abbiamo tenuto in considerazione
-in ugual misura- i suoi tre fondamenti : salute sicurezza e benessere.
Ancora applichiamo gli standard minimi come sufficienti.
Trascuriamo spesso di considerare adeguatamente l’influenza
del progetto sulla salute, sul benessere sociale e sull’equità.
Falliamo perché non impariamo dalla nostra esperienza e non
abbiamo a disposizione un nucleo di conoscenza sufficiente e adeguato
per prendere le decisioni migliori.
La pratica sostenibile dipende da una più stretta alleanza
con l’accademia e con la ricerca, dall’integrazione
del progetto e dell’industria delle costruzioni e dalla rigorosa
valutazione dei prodotti che generiamo per conto della società.
Heather Flint Chatto, LEED, AP
University of Washington (studente)
Quando affrontiamo il tema di “come” e con quali mezzi,
incorporare la sostenibilità nelle nostre pratiche e nei
programmi accademici, siamo sfidati innanzitutto a definire la sostenibilità
e il progetto ecologico.
Mentre pensavo a questo, le parole perspicaci di Ilza Jones mi hanno
confortato:
“quando si tratta di sostenibilità siamo tutti studenti”
Oggi sono qui in rappresentanza dell’Alleanza per l’Educazione
al Progetto Ecologico (EDES) che lavora proprio a questo proposito.
Siamo un gruppo di pressione regionale composto da studenti, educatori
e professionisti che lavorano per l’avanzamento del progetto
ecologico nei college e nelle comunità culturali del Nord-est.
Come direttore dell’Alleanza ho il piacere di portare a tutti
voi una copia del nostro nuovo resoconto sullo stato dell’educazione
al progetto ecologico.
L’ EDES Report è una sintesi di una ricerca basata
sulla percezione delle offerte di educazione al progetto ecologico
destinate agli studenti che frequentano i programmi accreditati
di architettura, architettura del paesaggio e pianificazione presso
le istituzioni della Costa Occidentale. (vedi il sito dell’Alleanza
(www.aashe.org/aede).
Basandomi sulla mia esperienza personale e sulle raccomandazioni
dell’EDES Report per l’ integrazione della sostenibilità
nel curriculum e anche al di fuori di questo, suggerirei quanto
segue:
• Avere un approccio pluriramificato. Intrecciare la sostenibilità
nell’etica del curriculum, nella scienza delle costruzioni
e della progettazione e anche attraverso corsi di laurea, attestati
e programmi dedicati alla progettazione sostenibile.
• Organizzare tirocini sul campo. Mettere gli studenti in
contatto con gli ambienti naturali e con progetti che lo promuovono-
sia attraverso stage ad hoc, che attraverso programmi di progettazione/costruzione
e di progettazione dimostrativa.
• Pensare locale, regionale e a lungo raggio.
• Far crescere il consenso e la conoscenza della facoltà:
organizzare workshop sulla progettazione, l’etica e le strategie
tecniche del progetto ecologico.
• Attingere all’insieme delle conoscenze dei professionisti
locali. I docenti raramente vengono ricompensati per togliere tempo
all’insegnamento e alla ricerca- i professionisti locali possono
fornire i consigli che gli studenti di oggi cercano.
• Andare oltre il LEED di platino: prendere come riferimento
i criteri del LEED dell’USGBC in aula, ma portarli avanti.(
Il concetto di Cascadia per gli Edifici viventi è un’ottima
partenza)
• Istituire consulenti di progettazione ecologica e centri
delle risorse: aiutare gli studenti a trovare corsi di sostenibilità
sia nei propri dipartimenti che in quelli collegati.
• Edifici e campus che insegnano : dimostrare la leadership
dell’Istituzione attraverso interventi verdi negli edifici
esistenti e la costruzione di nuove strutture.
• Promozione dell’educazione interdisciplinare: la collaborazione
tra le discipline del progetto (architettura, paesaggio, pianificazione
urbana, gestione edilizia, studi ambientali e ingegneria) genera
maggiore ricchezza e una prospettiva più completa dei temi
della sostenibilità che non si trovano nei silos dipartimentali.((ponti
vs silos)
• Classificazione: qualunque tentativo di classificare i programmi
secondo criteri ecologici deve considerare una gamma di discipline
del progetto come l’architettura del paesaggio,la pianificazione
e l’architettura. Gli studenti hanno bisogno del vostro aiuto
nella individuazione dei programmi focalizzati sulla progettazione
sostenibile anche prima di entrare all’università
Walter Grondzik, PE
Florida A&M University
Pensieri
Quale membro sia della SBSE (Society of Building Science Educators)
e del gruppo tematico dell’ACSA(Association of Collegiate
Schools of Architecture)che si occupa della sostenibilità
e dei criteri del NAAB (National Architectural Accrediting Board),
ascolterò con molta attenzione quello che trapelerà
da questo incontro. I pensieri che seguono, comunque, sono personali
e non rappresentano l’opinione dell’SBSE e dell’ACSA.
Presenterò il mio pensiero in tre proposizioni:
Proposizione 1-
La conclusione del moderatore del Global Energy Teach-in ( per l’Imperativo
2010) comprendeva un commento sul fatto che la quantità degli
argomenti proposti fosse tanto grande da rendere difficile ai partecipanti
digerire e processare l’ informazioni. Noi- gli architetti-
dobbiamo processare le informazioni ricevute rapidamente- e immediatamente
cercare ulteriori informazioni. Mancano tre anni, da oggi, al 2010.
Abbiamo bisogno di strumenti, metodi, tecniche, nuovi modi di pensare
ai problemi individuati durante il Teach-in, che permetteranno la
rapida applicazione delle soluzioni .Non credo che oggi esistano
gli strumenti adeguati per affrontare in modo appropriato il problema
del riscaldamento globale ( e della sua relativa sostenibilità).
Ma credo che coloro che partecipano a questa conferenza e le loro
organizzazioni affiliate possano sviluppare e diffondere tali strumenti.
E che possano farlo velocemente.
Proposizione 2-
La sostenibilità deve avere un significato razionale per
tutti i progettisti. Non si può consentire di assumere un
significato qualunque che sia il più conveniente in una data
situazione o per un particolare individuo. L’efficienza energetica
è diventata un riferimento e richiede che tale condizione
sia verificata. Essere verde è diventato un riferimento e
richiede che tale condizione sia verificata. Se la parola sostenibilità
deve essere usata per qualunque scopo (diverso dal mantra “Non
preoccupatevi, siate felici”) deve essere definita in modo
chiaro dalle professioni coinvolte nel progetto. Abbiamo moltissime
prove che ancora oggi, questo non sia stato fatto.
Proposizione 3-
Verso la fine del Teach-in sull’Emergenza Globale, è
stata sollevata una interessante domanda sulla relazione (conflitto?)
tra “stile” e “sostenibilità”.
Credo che tale domanda debba diventare irrilevante per i progettisti
considerati i custodi delle chiavi dello stile. Altrimenti, lo stile
perderà, semplicemente (insieme al progetto in generale).
Una società che sta lottando per sopravvivere (che ha dato
prove di essere insostenibile) raramente può permettersi
di impegnarsi nelle arti.
L’Architettura è arte e scienza e queste debbono coesistere
(se non addirittura prosperare insieme) sulla strada della sostenibilità.
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