BIOMIMESI  L’UNICO ECODESIGN POSSIBILE
intervista a Taryn Mead di Araceli de la Parra 

Negli ultimi 150 anni, e dall’inizio della rivoluzione industriale, c’è stato uno spostamento continuo nelle attività umane che hanno portato la nostra specie lontano dal mondo naturale. Le nostre tecnologie, la progettazione e la chimica sono diventate piuttosto mal-adattate alla vita su questo pianeta. Io credo che le persone cominciano a sentire questa disconnessione, ma se facciamo un passo indietro dalle nostre tecnologie e ci mettiamo in un contesto in cui condividiamo uno spazio con tutte le altre forme di vita del pianeta, presto ci ricordiamo che noi umani facciamo parte integrante della natura.

La biomimesi ci riporta alle radici, a ricollegarci una volta ancora con la terra. La biomimesi ci aiuta a capire la complessità e le sottigliezze dei rapporti che esistono fra le diverse specie le quali modellano i processi che realizzano la vita su questo pianeta. Per tanti, la biomimesi rappresenta una sensazione di “ritornare a casa”. Quando infatti cominci una conversazione con un designer da questo punto di vista, ossia “come” adeguarsi al pianeta, la conversazione si sposta necessariamente dal progettare per gli esseri umani a progettare per la Vita.
 
Araceli de la Parra:Che cosa significa biomimesi e che cosa implica?

Taryn Mead: Biomimesi è un processo di progettazione innovativo con il quale cerchiamo delle soluzioni sostenibili chiedendo ad altre 30 milioni di specie animali e vegetali informazioni su alcune strategie da loro utilizzate per affrontare le sfide per la sopravvivenza. Il concetto di biomimesi può anche essere definito come la emulazione consapevole del genio della natura; i vari professionisti che la praticano in tutto il mondo impiegano nel loro lavoro i profondi principi del progetto di Madre Natura. E’ un nuovo modo di vedere il mondo naturale per cui ci chiediamo che cosa possiamo imparare dalla natura, e non che cosa possiamo ancora  portarle via.    

Araceli de la Parra: Che cosa può insegnare la natura all’uomo e come può in-formare quello che lui produce?

Taryn Mead: Ogni organismo sulla terra, non importa in quale ecosistema della terra viva, deve affrontare le stesse regole del gioco: la terra è basata sull’acqua, ha limiti e frontiere ed è in uno stato di non-equilibrio dinamico. Ogni ecosistema possiede delle condizioni locali uniche che  impongono caratteristiche specifiche al progetto. Poichè  le altre specie hanno a che fare con le stesse pressioni ambientali che condizionano gli esseri umani, è molto probabile che questi organismi abbiano già affrontato le stesse sfide che  stiamo affrontando noi. La vita ha fatto ricerca e sviluppo da 3.85 miliardi di anni. Durante questo tempo ha imparato quali strategie funzionano e i progetti che hanno fallito sono i fossili.

Araceli de la Parra: Dove vi ha portato questa filosofia? Cosa vi ha portato al progetto e quali aree vi ha portato ad esplorare? Quali campi dello sviluppo umano secondo voi  hanno  soprattutto bisogno di attenzione?  

Taryn Mead: Questa filosofia ha portato me, biologa al tavolo da disegno, nella posizione di un traduttore delle lingue della biologia e del progetto. Qui nell’Associazione, siamo in un continuo processo di costruzione di un linguaggio che faccia da ponte tra le diverse discipline, praticando la biomimesi  a vari livelli. La nostra formazione è molto diversa- biochimici, specialisti di biomateriali, biologi degli organismi, botanici ed ecologi- e abbiamo la capacità di affrontare le sfide progettuali dal punto di vista delle varie discipline. Attualmente lavoriamo con designer industriali,  prodotti, ingegneri, architetti e pianificatori urbani di varie provenienze.
A mio avviso, il lavoro più importante che possiamo fare come specie umana è quello di imparare dalle nostre specie vicine come soddisfare le nostre necessità fondamentali senza compromettere il potenziale successo delle future generazioni. Credo che se noi, come specie possiamo veramente capire le regole del gioco, ogni tipo di progetto, in qualunque settore risponderà a questa visione.

Araceli de la Parra: Come vedete i professionisti di oggi e quali sono gli errori più comuni di chi adotta  i metodi della  progettazione biomimetica?

Taryn Mead: La specie umana è una specie molto giovane rispetto al resto degli organismi che vivono sulla terra. Se comprimiamo la storia della terra in un calendario di un anno, le prime forme di cellule viventi sono apparse il primo marzo e noi umani non siamo arrivati sulla scena fino al 31 dicembre alle 23:54:17” .Questo ci da un’esperienza molto limitata per essere bene adattati alla vita su questo pianeta. Di fatto la maggior parte  dei nostri progetti sono adattati male all’ambiente. Ci sono dei progettisti là fuori che capiscono cosa vuol dire essere ben-adattati ma spesso devono rispondere a domande dal cliente e del consumatore che non sono in linea con questa visione. Credo che tutti abbiamo la responsabilità di incorporare la sostenibilità nel nostro lavoro ed aumentare la consapevolezza collettiva.

L’errore più comune che vedo tra quelli che progettano inspirandosi alla natura è un’insufficienza generale di pensiero sistemico. Credo che questo è più un prodotto del mondo occidentale che un prodotto del mondo del design ma è comunque e un problema serio. Spesso vediamo progetti che incorporano l’ispirazione biologica a livello formale ma i progettisti trascurano l’opportunità di avere una conversazione più profonda con l’organismo che li ha ispirati. Potrebbero porsi domande  sulla chimica e i materiali che l’organismo utilizza per raggiungere quella forma. O potrebbero guardare come questa forma si inserisce nell’ecosistema, come interagisce con gli altri elementi (o organismi)presenti nel suo ambiente. Come potrebbe il ciclo di vita del prodotto interagire con il ciclo di vita di altri prodotti del suo ecosistema. Queste sono alcune delle domande che possiamo fare per integrare in modo piùcompleto i principi della biomimesi nel nostro processo progettuale.

Araceli de la Parra: Avete scoperto altre linee guida oltre a quelle citate sul libro Biomimesi di Janine Benyus?

La natura come modello,
La natura come misura
La natura come mentore
La natura funziona con la luce del sole
La natura utilizza solo l’energia di cui ha bisogno
La natura adatta la forma alla funzione
La natura ricicla tutto
La natura ricompensa la cooperazione
La natura conta sulla diversità
La natura richiede esperienza del luogo.
La natura sopprime gli eccessi dall’interno
La natura sfrutta il potere dei limiti


Taryn Mead: Ci sono alcune altre organizzazioni, che hanno identificato una serie di linee guida basate sul mondo naturale. Natural Step è una di loro. Nei 10 anni successivi  all’uscita del suo libro i membri dell’Associazione hanno raccolto tutte le linee guida che sono riusciti a trovare e le hanno riunite in  uno schema unico. La  forza di questo strumento in continua evoluzione rappresenta il lavoro collettivo di vari pensatori in diversi campi.

Araceli de la Parra: Le vostre attività educative quali sono? Quale credete che sia la via migliore per un progettista che vuole imparare bene i principi della biomimesi e come può tenersi aggiornato?

Taryn Mead: Noi organizziamo laboratori in giro per il mondo per professionisti del design e scienziati nelle varie discipline. La nostra organizzazione (sorella) il Biomimicry Institute lavora con  docenti di scuole elementari, medie e dell’ università. Attualmente siamo al nostro primo stadio del programma di 2 anni, guidato dalla Dott.sa Dayna Baumeister, la co-fondatrice dell’associazione. Il nostro è un programma interdisciplinare che raggruppa designer, architetti, ingegneri, professionisti nel mondo degli affari, e biologi che lavorano insieme su un progetto, per imparare, lungo il percorso, a tradurre il proprio linguaggio specializzato in quello degli altri.
Il modo migliore per approfondire la comprensione del mondo naturale è quello di passare più tempo dentro di esso; quindi il nostro mantra è “vai fuori, vai fuori, vai fuori.” Un altro modo di allenarsi è quello di assistere ai nostri corsi annuali, uno dei quali si svolge in Costa Rica. Facciamo anche addestramento con studi di progettazione per insegnare come utilizzare gli strumenti che abbiamo sviluppato nel corso degli anni. Se volete sapere cosa sta succedendo nel mondo della biomimesi in generale,  vi consiglio di guardare i nostri case studies che sono disponibili tramite il sito dell’Istituto di Biomimesi - BiomimicryInstitute.org.

Siamo anche molto entusiasti del nostro nuovo sito che lanceremo a partire da novembre, AskNature.org; il sito sarà una comunità del tipo wiki che sarà gestita da ‘curatori’ della comunità e avrà degli spazi di incontro in cui i progettisti possono fare rete con i biologi. Il sito includerà un motore di ricerca che i progettisti possono utilizzare per scoprire come altri organismi affrontano le sfide che i progettisti stanno cercando di risolvere. Ad esempio, mettiamo che un ingegnere stia cercando di progettare un filtro per l’acqua. Sul motore di ricerca può inserire “filtro acqua’ come sfida funzionale e i risultati saranno del tipo ‘reni’, ‘anfibio’, ‘paludi’, ‘mangrovia’. Ogni risultato comprenderà una descrizione su come l’organismo sta svolgendo la funzione richiesta e alcune fonti per una ricerca più approfondita.

Araceli de la Parra: In una società ideale (ma non utopica) come interpreti il ruolo della natura nei vari processi, nell’ industria, nella  produzione, nei servizi, nei rapporti sociali ed umani?

Taryn Mead: In una società ideale l’interfaccia tra sistema umano e naturale sarà perfettamente coerente. Gli umani saranno partecipanti attivi negli ecosistemi in cui vivono ma in un modo più intelligente di quanto non facciano adesso. Le nostre necessità saranno soddisfatte in modo da aumentare la capacità di ogni  altra forma di vita a rispondere alle proprie esigenze. I nostri processi e la produzione saranno tali da creare un equilibrio generale dei nutrienti, invece di interromperne i cicli come facciamo ora. I nostri ambienti costruiti aumenteranno concretamente la biodiversità. In senso generale, i sistemi fisici umani e le interazioni sociali saranno più capaci di adattarsi e di evolversi e creeranno le condizioni che promuoveranno sempre più la vita.

Araceli de la Parra: Nella vostra esperienza, in che modo il concetto che ‘la natura conta sulla diversità’ si applica ai rapporti umani e all’approccio collaborativo-interdisciplinare?  

Taryn Mead: Uno dei concetti più ambigui della teoria dell’evoluzione di Darwin è quello della ‘sopravvivenza del più adatto’. Questo concetto ha portato molte persone a credere che è meglio schiacciare la concorrenza per essere i migliori in una  particolare nicchia. Ma ciò a cui questa frase “sopravvivenza del più adatto” si riferisce è la  capacità di un organismo di assicurare la sopravvivenza della sua prole. Nel caso delle specie che vivono in comunità, come fanno gli umani , la sopravvivenza della prole dipende dalla capacità della comunità di sostenerla. Questa collaborazione è richiesta  ad ogni livello della nostra organizzazione sociale, dalla famiglia alla città, al paese, alla biosfera.

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